Consueto appuntamento con il conduttore dell'emittente milanese
VETERE RADIOMILANINTER / MILANO – Sempre la stessa storia. Barca campione. In Europa o nel mondo fa poca differenza, a vincere alla fine sono loro. Pep irriducibile in panchina, ammira i suoi infilare un gol dietro l’altro, e non si scompone affatto. Eleganza di un allenatore, trasmessa direttamente alla squadra. Del resto questo è “Mas que un club”. Filosofia di una società vincente abituata a pensare in grande e a guardare lontano, solo al Barca riesce di infarcire un’intera squadra di pischelli canterani col Bate Borisov e lasciare il canovaccio immutato (4-0), con i grandi in tribuna ad ammirare lo spettacolo sorridenti; mancavano solo i pop corn. Spagna, Europa o Giappone. Il pallino del gioco è sempre nelle sue mani, il Barca coi suoi fantastici disegnatori di gioco (Xavi, Iniesta, Messi, Fabregas) non fa mai vedere la palla al Santos. I gioiellini brasiliani appaiono più grezzi che mai, incapaci di opporre una resistenza degna ai blaugrana. Il pesce più fuor d’acqua è proprio quel Ganso che il Milan seguì a lungo, che Braida accostò a Mago Merlino perché per lui “ha la magia nel piede”, diceva a suo tempo. Nel piede sicuramente ma non nelle gambe. Ganso non ha il ritmo nè la velocità per stare dietro a qualsiasi giocatore in campo, sembra un calciatore d’altri tempi. Lento, troppo per il nostro calcio, gioca da fermo e mai pressa. Grandissime intuizioni, grande visione di gioco. Questo si. Vede prima degli altri lo svilupparsi dell’azione, anche se il tutto avviene sempre da fermo.
Il giocatore visto prima in Coppa America ora al Mondiale per Club verrebbe divorato in un sol boccone nel calcio Europeo. Neymar, l’altra stellina, non ha brillato. Abbandonato dai compagni di reparto (tra i quali proprio Ganso), non è mai supportato a dovere per poter trovare una sponda o un fraseggio per andare in porta. Ma questo si che ha talento. Dribbling, velocità, “illusionista” col pallone. Farebbe bene ad affrettarsi a strappare il biglietto per l’Europa, solo qui può esplodere definitivamente. La tecnica e la tattica del nostro calcio lo migliorerebbero in modo definitivo, iniettando un po’ d’ordine e disciplina tattica, di cui il Brasile è deficitario. Chi lo prende si assicura un prospetto di sicuro avvenire.
Chissà quale sarà lo svilupparsi del mercato attorno a questi due talenti, inseguiti dalle big d’Europa, ma mai convinte fino in fondo a sferrare l’attacco decisivo. Almeno per quanto riguarda il Ganso. Se il Milan pensa, o pensava, di piazzarlo sulla trequarti al posto di un certo K.P.Boateng, beh forse dovrà riformulare le sue valutazioni: andrebbe a sostituire un giocatore super dinamico, fortuna di questa squadra, con un giocatore che ne ridurrebbe ulteriormente la capacità di pressing. Sarebbe un clamoroso passo indietro. Ma non c’e’ solo il Santos a sfornare ragazzotti promettenti, tutto il Brasile (e il sud America in generale) è da tempo terra prolifica, e le big italiane si stanno tutte muovendo per tempo per assicurarsi i più promettenti prospetti. Il Napoli si è già assicurato Edu Vargas, Milan e Inter seguono Casemiro e Lucas. Vedremo…