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Ludogorets, il volo delle ‘Aquile’: dalle serie minori al sogno Champions

Alla scoperta della squadra bulgara, che mercoledì ha sfiorato l’impresa contro i campioni uscenti del Real Madrid

LUDOGORETS CHAMPIONS LEAGUE / ROMA – Ronaldo e Benzema. Ma soprattutto Craig Thomson. Il fischietto che nel catino di Sofia ha affossato i sogni del Ludogorets, che per 95 minuti ha tenuto testa al ben più blasonato Real Madrid campione d'Europa in carica. Storica la prima rete casalinga in Champions League di Marcelinho,  ma senza gli 'aiutini' dell'arbitro scozzese il guizzo del brasiliano avrebbe potuto assumere i connotati di un'impresa leggendaria per la matricola bulgara. Comprensibile lo sfogo alla fine dell'allenatore Dermendzhiev (“Ci hanno rubato la partita”), già vicinissimo ad un risultato di prestigio poche settimane addietro quando ad 'Anfield' un (altro) penalty di Gerrard nel recupero consegnò i tre punti al Liverpool.

L'AQUILA SPICCA IL VOLO – Una piccola realtà il Ludogorets, società di Razgrad, cittadina del nord-est della Bulgaria che, con i suoi 33 mila abitanti, è il centro meno popoloso in rapporto al lotto delle squadre che partecipano alla Champions 2014/2015. I biancoverdi non dispongono di una stadio (la 'Ludogorets Arena, solo 6000 posti a disposizione) conforme alle direttive Uefa e per questo sono costretti ad emigrare nella capitale Sofia, allo 'Stadio Nazionale Vasil Levski', per disputare i propri incontri in campo internazionale. Un club nato nel 1945 e approdato solo nel maggio 2011 nella massima serie bulgara. Da lì in poi, le 'Aquile' hanno spiccato il volo inserendosi prepotentemente nell'aristocrazia del calcio locale: tre scudetti di fila, due Coppe di Bulgaria e altrettante Supercoppe nelle ultime tre stagioni, più il 'Triplete' del 2012 che ha visto la formazione dell'ex tecnico Stoev mettere in bacheca le tre competizioni nazionali.

SOGNO EUROPEO – Anche fuori dai confini bulgari non sono mancate le soddisfazioni per il Ludogorets, che già l'anno scorso aveva sfiorato la qualificazione ai gironi di Champions, eliminato ai playoff dal Basilea. 'Retrocessi' in Europa League, Stoyanov e compagni sono stati protagonisti di una prima fase a gruppi praticamente impeccabile, per poi buttare fuori dal torneo la Lazio di Reja prima di fermarsi agli ottavi di fronte alla finalista Valencia. Ma l'appuntamento con la storia è solo rimandato di qualche mese: sbrigate le pratiche Dudelange e Partizan nei preliminari, l'undici di Dermendzhiev (subentrato nel luglio scorso a Stoev) ha piegato nel barrage lo Steaua dopo la lotteria dei rigori, staccando così per la prima volta il pass per il tabellone principale della Coppa dalle 'grandi orecchie'.

EROE MOTI – Proprio nel doppio incrocio contro il club di Bucarest a balzare agli onori della cronaca è stato il rumeno Cosmin Moti, transitato nell'indifferenza generale tra il 2008 e il 2009 per un breve periodo nella nostra Serie A in quel di Siena. Il 29enne difensore nel match di ritorno in Bulgaria, dopo l'espulsione fra i pali di Stoyanov e con il tecnico Dermendzhiev che aveva già esaurito tutti i cambi, ha indossato guanti e maglia da portiere per difendere il fortino bulgaro dagli attacchi avversari. Moti è stato l'indiscusso eroe nel finale thrilling ai rigori, neutralizzando dal dischetto due conclusioni e non sbagliando a sua volta quando è stato chiamato a calciare dagli undici metri.

IL PARARIGORI – Ma a spiccare nei singoli non è soltanto il centrale nato a Resita. Una menzione particolare merita anche l'esperto guardiapali Vladislav Stoyanov, il 'pararigori' che ieri sera si è preso beffe nientepopodimeno che di Cristiano Ronaldo, ipnotizzando il 'quasi' infallibile Pallone d'Oro. Il classe '87 non è nuovo a queste imprese, visto che lo scorso febbraio aveva negato la gioia dal dischetto all''Olimpico' al laziale Felipe Anderson. Le prestazioni di Stoyanov non sono passate inosservate in chiave calciomercato, con la stessa Lazio che avrebbe fatto un pensierino all'ex Sheriff prima della conferma di Marchetti. Altre due pedine imprescindibili nello scacchiere di mister Dermendzhiev sono Marcelinho e Bezjak: l'esperto trequartista brasiliano è l'uomo di fantasia e imprevedibilità dei bulgari, che non disdegna la sortita a rete come dimostra la recentissima incornata vincente dinanzi a Casillas; il nazionale sloveno è invece un attaccante duttile, bravo a finalizzare il lavoro dei compagni ma anche a sacrificarsi per il collettivo. Proprio quel collettivo, anima e arma in più delle 'Aquile' di Razgrad.

Redazione

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