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Real Madrid, Ancelotti: “La Decima figlia del rispetto. Mi piacerebbe allenare la Nazionale”

Il tecnico ha parlato anche della sua esperienza da giocatore

REAL MADRID ANCELOTTI / MADRID (Spagna) – Carlo Ancelotti ha ripercorso le tappe principali della sua carriera, partendo da quanto sta accadendo al Real Madrid con la finale di Champions League vinta la scorsa stagione: “Siamo riusciti a costruire un'ottima relazione con la squadra, questo è il segreto del successo in Champions League lo scorso anno. Ho costruito una relazione fondata sul rispetto con i miei calciatori. Nell'ultimo minuto della partita non avevo paura, ero concentrato, non pensavo a cosa sarebbe accaduto se avessi perso la finale – le parole del tecnico a 'Gazzetta Tv' – La mia storia da allenatore mi aiuta nella fase iniziale di una nuova avventura, i calciatori hanno rispetto per quanto ho fatto nel mondo del calcio. Il cambiamento di Pepe? Gli ho semplicemente detto che per me era un giocatore indispensabile”.

MILAN – “Con Tassotti e Galli bevevamo Coca Cola, acqua e Polase peché ci portava bene (ride n.d.r). La finale di Manchester del 2003 vinta contro la Juventus ha cambiato la mia carriera da allenatore. A livello personale fu enorme soddisfazione, cominciavo ad avere l'etichetta dell'eterno secondo, ma non fu una rivalsa personale nei confronti della Juventus. La finale di Istanbul? Dissi alla squadra che non era finita, che i tifosi del Liverpool e anche la squadra ci credevano ancora. Penso di aver detto le cose giuste in quella circostanza. Sono felice di avere avuto la rivincita con il Liverpool, credo che nel calcio ci sia un destino già segnato e volevamo fortemente che in finale arrivassero i 'Reds”.

DA GIOCATORE AD ALLENATORE – “Quando alleni una squadra devi essere bravo a sapere quando è il momento di scherzare e quando prendere le cose seriamente. Io troppo buono? Mi dà fastidio, perché in realtà non è così. Oggi si gioca sempre, sono sempre insieme alla mia squadra, quando avevo più tempo preferivo fare una cena insieme al mio gruppo”.

TATTICA – “L'albero di Natale nasce per il fatto che il Milan mi mise a disposizone molti trequartisti, da qui l'idea di utilizzare la maggior parte di trequartisti a disposizone. Con questo schema c'è stato un grande sacrificio da parte di Pirlo e Seedorf , per la prima volta l'ho utilizzato alla Coruna”.

CALCIATORE – “Quando passai dalla Roma al Milan il medico dei rossoneri aveva dei dubbi sulle mie condizioni fisiche. Avevo problemi al ginocchio, fu Sacchi a volermi fortemente”.

MONDIALE E NAZIONALE– “L'esperienza da vice di Sacchi con la nazionale azzurra è stata formativa. Adesso mi piace lavorare quotidianamente, ma un giorno mi piacerebbe allenare la nazionale. L'Italia vince un Mondiale ogni 24 anni, dovremo aspettare fino al 2030 (ride n.d.r)”.

 

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