PUNTO CM.IT PARMA DA EUROPA LEAGUE / ROMA – C'è qualcosa che va oltre il denaro, oltre i tituli mourinhani e oltre quella paradossale sensazione di naufragio che sta provando chi in questo momento lavora per il Parma. Potete chiamarlo orgoglio, potete anche restare più prosaici e chiamarla voglia di mettersi in mostra per avere un nuovo ingaggio. La sostanza non cambia: il Parma e i suoi calciatori stanno onorando lo sport fino in fondo, giocandosi le partite alla morte come se ci fosse qualcosa in palio, con buona pace di Higuaìn e di chiunque abbia storto il naso per quanto accaduto ieri pomeriggio. C'è poco da eccepire, il Parma se l'è giocata perché voleva giocarsela e non per ruggini pregresse con il Napoli. Altrimenti i gialloblu non avrebbero il ruolino che hanno, curriculum inattaccabile per chiunque abbia ancora sospetti.
AGONIA CONTROLLATA – Dopo il calvario Ghirardi e la farsa Manenti, l'amministrazione controllata ha dato garanzia di serietà ai calciatori ducali, ha riacceso una scintilla che prima avevano fatto di tutto per spegnere. Il 29 aprile è arrivata l'ufficialità matematica a ciò che già si sapeva da una vita, se tutto va bene il Parma lascia la serie A sia per meriti sportivi che per 'demeriti' contabili. Inevitabile che questa situazione lasciasse qualche strascico anche sul morale dei calciatori, le cui prestazioni altalenanti sono già più di quanto ci si aspettasse. Il doppio 4-0 con Lazio e Cagliari sembrava aver dato al Parma l'estrema unzione e lo svincolato Belfodil sembrava l'apripista delle vacanze anticipate. E invece no, i parmensi hanno rabbia e fame, come dimostra il pareggio contro il Napoli. Un episodio che nell'ultimo mese – dopo l'inizio dell'amministrazione controllata – non è certo isolato.
UN MESE DA EUROPA LEAGUE – Da inizio aprile in poi è scattato qualcosa nella testa di Mirante e compagni, sebbene la questione di mantenere la Serie A non sia mai stata in discussione. L'1-1 del 4 aprile con l'Inter ha aperto un trend sorprendente che ha portato il Parma a tenere quasi un ruolino 'europeo'. Nove punti nelle ultime sette partite, due in meno rispetto a Roma e Lazio e uno in più rispetto al Milan, addirittura tre in più rispetto alla 'rivelazione' Sampdoria. Ok, ragioniamo per assurdo, ma se il campionato fosse iniziato quel giorno a San Siro il Parma sarebbe ad un punto dalla zona Europa League, a quattro dalla zona Champions. Altro che vendetta personale contro il Napoli: in Emilia hanno fame e l'hanno dimostrato anche con Roma e Juventus, giusto per restare nelle zone nobili. Significa chiudere il campionato con dignità, una parola che Donadoni deve aver ripetuto spesso ai suoi ragazzi negli ultimi tempi. E ora nelle tre giornate conclusive del campionato i gialloblu vanno prima a Firenze e poi a Genova per sfidare la Sampdoria. Dopo la corsa Champions possono lasciare il segno anche su quella all'Europa League. Sarebbe il modo più sportivo per finire una stagione che di sportivo ha avuto ben poco.
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