DE ROSSI ROMA / Daniele De Rossi è il protagonista dell'ultima intervista realizzata da Walter Veltroni per il 'Corriere dello Sport'. Calciomercato.it vi riporta i passaggi salienti delle dichiarazioni del capitano della Roma pubblicate nell'edizione odierna del quotidiano sportivo, dai retroscena di calciomercato Roma sul suo rinnovo del contratto al suo futuro una volta appesi gli scarpini al chiodo.
LA DIFFICOLTA' DI VINCERE A ROMA – “E’ difficile vincere a Roma perché ci sono società più potenti a livello economico, con più storia alle spalle, per quel che riguarda le vittorie, e, lo sappiamo, 'vincere aiuta a vincere'. La Juve in questi anni ha avuto uno strapotere finanziario, certo, grazie allo stadio, ma anche per come hanno gestito il capitale umano di cui disponevano. E si sono tolti di dosso l’immagine dell’ultima gestione, che era stata vincente ma aveva delle macchie gigantesche sul groppone. Noi gli siamo sempre stati dietro negli ultimi anni. Passargli davanti sfiora l’impossibile, ma noi ci proviamo, non abbiamo mai mollato, non abbiamo mai smesso di tentare di farlo, non ci nascondiamo dietro a questo loro strapotere, partiamo alla pari con tutti quanti”.
AMBIENTE ROMANO – “Negli anni mi sono convinto che non sia così determinante come pensavo quando ho iniziato. Non vanno in campo le radio, vanno i giocatori. Certo, le radio, i giornali, l’estrema passione che c’è in città ogni tanto portano a superare i limiti. Secondo me hanno fatto un danno, hanno stravolto quel senso di 'romanismo' che esisteva un tempo. Il romanista prima difendeva sempre un altro romanista, difendeva il proprio giocatore anche se era il più scarso. Adesso c’è una facilità nel dividersi per qualsiasi cosa che se non ha portato meno punti in campo sicuramente non ha aiutato a vivere meglio quello che si faceva. (…) Però la chiusura del discorso è che si può vincere anche in un ambiente così complesso. Non voglio e non cerco scuse”.
FUTURO DA CALCIATORE – “Chiudere la carriera a Roma? Non lo so. Ho sempre pensato che sarebbe molto bello se io finissi a Roma. Mi piacerebbe vivere, con le dovute proporzioni, una giornata come quella che ha conosciuto Francesco il 28 maggio. Allo stesso tempo però avverto forte il desiderio di vivere un’esperienza altrove. Sedici anni di Roma sono come trentadue anni da un’altra parte, sono impegnativi, te li senti addosso. Questa pesantezza la senti. Io un’esperienza fuori, lontano, penso che vorrei viverla, che dovrò viverla. Sinceramente avevo deciso di farla fin dall’anno scorso: c’è stato un periodo lungo in cui non avevo contatti con la società per il rinnovo. A me non andava neanche troppo male: insomma, stavo facendo nella mia testa la mia ultima stagione, stavo giocando alla grande, quindi avrei lasciato un bel ricordo. Andava bene così. Per un certo periodo di tempo era stata questa la mia idea. L’offerta più grossa era quella di un club italiano ma, come si dice, non mi ha retto la pompa: non me la sentivo di tradire la città e i tifosi. Probabilmente se fosse arrivato un club europeo o americano – non è un segreto che uno dei miei sogni è andare a fare lì un’esperienza di vita e di calcio – probabilmente oggi non saremmo qui”.
FUTURO DOPO IL RITIRO – “So che devo cominciare a pensarci per tempo perché ho visto tanti miei colleghi arrivare agli sgoccioli della propria carriera e non sapere cosa fare. Francesco è stato un esempio importante per me. L’ho visto indeciso nell’ultima fase, l’ho visto non felice. Quello che è toccato a lui l’anno scorso toccherà a me, tra poco. Sono molto combattuto, perché da una parte mi piacerebbe viaggiare, mi piacerebbe vedere il mondo, mi piacerebbe sentirmi libero di fare programmi a lungo termine. Se mi piacerebbe fare l’allenatore? Negli ultimi anni mi sto rispondendo di sì sempre più spesso. Anche grazie al fatto che ho avuto degli allenatori che mi hanno affascinato moltissimo durante la mia carriera. Vorrei diventare come loro non per seguire il 4-4-2, 4-3- 3, 4-5-1, ma nel senso che mi sembra bellissimo un leader che guida venti giocatori che lo seguono in maniera assoluta”.
DI FRANCESCO – “Mi trovo benissimo con Di Francesco e sono contento che ora venga riconosciuto quello che sta facendo. Nelle prime partite è stato criticato senza motivo. Ora dimostrerà lui, in un anno a Roma, se è all’altezza o no, ma facciamolo lavorare serenamente”.
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