Lo sconvolgente racconto dell’ex campione di City e Barcellona
YAYA TOURE RAZZISMO / Nonostante i passi in avanti svolti, la piaga del razzismo continua inevitabilmente ad abbattersi sul mondo del calcio. Nelle ultime settimane è toccato anche a Sterling, calciatore inglese di proprietà del Manchester City. A raccontare la sua esperienza personale in merito al delicato tema razzismo ci ha pensato l'ex campione proprio dei 'Citizens', Yaya Tourè. L'ivoriano ai microfoni del 'Mirror', ha parlato della sua brutta esperienza in Ucraina ai tempi del Metalurh Donetsk: “All’inizio mi sentivo umiliato, poi arrabbiato. I cori che imitano una scimmia erano la cosa peggiore. E a volte lo facevano anche i tifosi della mia stessa squadra. Mi dicevano merda nera torna a casa. Ho cercato di abituarmici. Ho vissuto momenti molto difficili. La cosa peggiore è che ho dovuto riviverli in ogni partita”. Tourè parlò quindi col padre: “Gli dissi, Papà, mi sento davvero male. Mi ha detto di andare a giocare, di essere forte perché non voleva che venissi colpito da quei cori. Ma non si rendeva conto di quanto erano cattivi”.
CASO STERLING – “Pensi di essere preparato a quello che potrebbero dirti e urlarti, ma alla fine non è vero e resti sorpreso, colpito. Se fossi nei suoi panni me ne andrei dal campo ogni volta. Se un calciatore viene offeso, l’intera squadra dovrebbe lasciare il campo, compresi i tifosi e i dirigenti, qualcosa deve essere fatto, dalla FIFA, dall’alto. Se non si interviene, il razzismo torna sempre…”: