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Italia, Immobile: “Ho un debito, voglio saldarlo all’Europeo”

Il centravanti ha parlato anche del suo club e del caso razzismo in Lazio-Rennes

ITALIA IMMOBILE EUROPEO LAZIO / Grande protagonista in questo inizio di stagione, Ciro Immobile sarà una delle armi dell'Italia di Mancini in vista della sfida contro la Grecia. Immobile, che ha parlato in conferenza stampa a Coverciano, si giocherà il posto con Belotti: “L'alternanza fa bene a te e alla squadra. L'importante è essere sereni, dare il massimo e aiutare la squadra a vincere. Ho sempre lavorato per raggiungere i massimi livelli. Con l'Italia mi sento in debito e voglio saldarlo sia sabato a Roma che all'Europeo”. Il centravanti giocherà in quello che ormai è il suo stadio: “Segnare all'Olimpico sarebbe emozionante. Il pubblico ci darà una grossa mano”. Su Balotelli: “Per ora in nazionale siamo io e Belotti, poi non si sa. Manca ancora molto all'Europeo e tanti hanno la possibilità di vestire la maglia azzurra”. A proposito di azzurro, così ha parlato della nuova maglia: “Non dobbiamo dimenticare che si tratta della terza divisa. E' particolare, ma indossarla sarà un onore, come quando indossiamo quella azzurra o quella bianca. Speriamo di ottenere lo stesso risultato del 1954 contro l'Argentina (vittoria per 2-0)”. Sul gioco della nazionale: “La nostra squadra gioca con la palla a terra, a centrocampo abbiamo giocatori straordinari. Dobbiamo essere bravi noi attaccanti a tenere la palla, aiutare negli inserimenti. Giocando con una punta, è fondamentale fare movimento e aprire gli spazi”.

Poi sulla Lazio: “Siamo partiti un po' a rilento, ci manca un po' di continuità. Serve fare meglio in campionato per cercare di raggiungere l'obiettivo Champions League. Con Inzaghi ho sbagliato a reagire, è una cosa che non si fa. Avevo segnato e volevo continuare a giocare, ma non ho scuse”. Infine sul caso Lazio-Rennes e l'apertura dell'inchiesta UEFA per presunto caso di razzismo: “Non so cosa sia successo. Io e la società ci dissociamo. Decide la UEFA, non voglio dare spazio a cose da condannare. Meno se ne parla e meglio è”.

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