Gabriele Paparelli, intervistato da Calciomercato.it, parla del papà Vincenzo a 40 anni dalla scomparsa
GABRIELE PAPARELLI LAZIO VIOLENZA/  Il 28 ottobre di 40 anni fa moriva Vincenzo Paparelli, 33enne tifoso della Lazio colpito da un razzo sparato da un settore dello stadio Olimpico prima dell'inizio del derby contro la Roma. In esclusiva a  Calciomercato.it , di quella tragedia e della violenza nel calcio, parla il figlio Gabriele.
Tra quattro giorni c'è l'anniversario della morte di suo papà Vincenzo. Lei aveva 8 anni, cosa ricorda di quella tragica domenica?
“Ricordo tutto. Per la mia famiglia era prassi andare allo stadio, invece quel giorno papà non mi portò perchè temeva che potessero esserci incidenti, del resto il derby era una gara a rischio. Ci rimasi molto male. Io ero piccolo, quando è arrivata la notizia mi hanno portato fuori, ma la sera c'erano tanti giornalisti sotto casa e di fatto capii. Mio padre mi aveva promesso che nel derby di ritorno mi avrebbe portato allo stadio, purtroppo sto ancora aspettando…” .
A distanza di tutti questi anni, qual è il suo sentimento?
“Di rabbia perchè dopo 40 anni non riesco ancora a capire come si possa perdere la vita per una partita di calcio. Quando una persona assiste ad un evento sportivo pensa a tutto tranne al fatto che possa morire. Io ho sempre visssuto lo stadio con tranquillità , ma dopo la morte di mio padre ho perso sicurezza sotto questo profilo”.Â
Cosa prova quando legge le scritte inneggianti alla morte di suo padre?
“Ho spesso provato far capire che dietro quelle scritte c'è la sofferenza di una famiglia. Negli ultimi anni sono diminuite, ma per me sono state un incubo, un coltello girato in una ferita che non si è mai chiusa. Non ho mai potuto vivere il dolore in piena libertà , ma spesso decidevano altri quando era il momento, con scritte e cori allo stadio”.
Dopo questo evento lei ha combattuto contro la violenza negli stadi?
“Sì, sono entrato a gamba tesa su questo argomento cercando di far capire alla gente l'assurdità di un gesto come quello che ha portato alla morte di mio padre. Ho sempre cercato di lanciare messaggi distensivi. Lo sfottò ci sta, ma non bisogna mai andare oltre. Basta violenza”.
Purtroppo ancora esiste chi inneggia ai morti. Cosa si sente di dire a queste persone?
“Purtroppo ci sono imbecilli che ogni tanto escono fuori e credo debbano essere puniti. Qualcuno, a distanza di anni, si è scusato per aver fatto quei cori. Questo mi rende onore”.Â
Stasera Sky Sport manda in onda il docufilm su quel tragico evento…
“Sì, sono uno dei protagonisti. E' importante sensibilizzare tutte le tifoserie, dando il giusto risalto ad una tragedia come quella che ha colpito la mia famiglia”.Â
Se avesse la possibilità di parlare con suo padre, cosa le direbbe?
“Che in tanti lo amano. I tifosi della Lazio sono come una famiglia, ma è rimasto nei cuori anche di chi simpatizza per altre squadre”. Â
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