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Napoli, i motivi e i retroscena dell’ammutinamento: le ultime di CM.IT

Gli aggiornamenti sul caos partenopeo di queste ore

NAPOLI AMMUTINAMENTO RITIRO / Ridurre lo storico ammutinamento dei calciatori del Napoli a una ribellione contro il ritiro imposto da Aurelio De Laurentiis e alla voglia di tornare a dormire a casa sarebbe un errore madornale: quanto accaduto ieri sera ha radici profonde e il diktat presidenziale è solo il casus belli di un conflitto che bolliva in pentola da tempo.

La tensione che vive il club azzurro nasce principalmente da quanto sta accadendo in campo: il Napoli vive in campionato il peggior avvio dal 2011 (in difesa, i suoi numeri sono addirittura i peggiori dal 2009) e il gruppo è pienamente conscio di esprimersi molto, molto al di sotto delle sue potenzialità. Essere a 11 punti dal primo posto già a novembre è difficile da accettare per una rosa che vale oltre 650 milioni di euro, ha superato i 100 milioni di monte ingaggi e che in estate è stata rinforzata con acquisti di spessore in ogni settore del campo (con investimenti da oltre 100 milioni).

Napoli, la posizione di Ancelotti dopo l'ammutinamento 

I partenopei hanno perso certezze, sono diventati una squadra fragile che incassa troppi gol e che fa fatica a rialzarsi nelle difficoltà durante le gare. E quando i risultati non arrivano, i problemi si ingigantiscono: diversi pesi massimi dello spogliatoio hanno delle questioni in sospeso con la società.

Dalla lunga assenza di Ghoulam e la permanenza ‘forzata’ di Hysaj, ai rinnovi di Zielinski e Milik, passando per i casi Callejon e Mertens(con tanto di frecciate pubbliche di De Laurentiis e il delicato rapporto tra Insigne e Ancelotti, che sfiorarono la rottura con l’esclusione di Genk e ricucirono pubblicamente con l’abbraccio di Salisburgo.

L’agitazione che covava è esplosa ieri e la scelta di “boicottare” il ritiro è stata assolutamente premeditata: i calciatori avevano deciso di assumere questo comportamento a prescindere dall’esito della sfida col Salisburgo, un’iniziativa promossa (com’è logico che sia) dai leader del gruppo e comunicata in maniera ferma ma serena a tecnico e società. I giocatori, che non hanno gradito il modo in cui sono venuti a conoscenza del “castigo” del patron e avrebbero preferito un confronto, erano tutti consapevoli dei rischi che correvano, ma a prevalere è stata la voglia di mandare un segnale duro e senza precedenti, di certo non quella di tornare a dormire a casa.

Cosa accadrà ora? Carlo Ancelotti ieri è tornato a Castel Volturno, restando in ritiro da solo, proprio lui che aveva espresso pubblicamente il suo dissenso rispetto alla decisione di De Laurentiis. Gli accadimenti di queste ore, ovviamente, non rafforzano la sua posizione: alla crisi di risultati innegabile si è aggiunto un ammutinamento inedito nel mondo del calcio italiano, che non è riuscito ad arginare.

Il patron azzurro, notoriamente ‘monogamo’ in fatto di allenatori e unito all’ex milanista da un legame di grande amicizia, tenterà in queste ore di ricucire uno strappo che non aveva mai vissuto nei suoi 15 anni di presidenza. Nel frattempo, De Laurentiis ha rinnovato il braccio di ferro ai suoi calciatori annunciando azioni legali per il loro comportamento, e responsabilizzando pubblicamente Ancelotti sulle prossime decisioni in merito al ritiro. La tensione, tra tutte le parti in causa, resta altissima.

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Mirko Calemme – Ciro Troise

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