RANGNICK LIPSIA MILAN NAPOLI / Genio, per alcuni visionario: se in Germania pronunci il nome di Ralf Rangnick, pronunci una parola molto vicina al significato di Fussball. Una carriera in giro per i campi tedeschi, poi la semifinale di Champions nel 2011 con il suo Schalke 04: quello di Neuer, Raul e Huntelaar, eliminato con difficoltà dallo United di Ferguson. Una carriera brillante, interrotta però a causa di una profonda forma depressiva, che lo tiene lontano dai campi per un paio d'anni. Poi il richiamo del pallone, quello che lo riporta al Lipsia come uomo al centro del progetto Red Bull: direttore sportivo e insieme allenatore. Rangnick solleva il neonato RasenBallsport Lipsia dalla quarta serie alla Champions League.
“Nel giro di pochi anni abbiamo consolidato la nostra posizione nel calcio tedesco e in quello europeo – racconta Rangnick in esclusiva ai microfoni di Calciomercato.it – E i primi tempi ero anche responsabile della direzione sportiva del Salisburgo. Abbiamo creato una squadra, un sistema che ha generato e sviluppato tanti calciatori di livello europeo, un modello che si è consacrato come uno dei migliori al mondo per qualità di giovani talenti a disposizione. Abbiamo creato un gruppo capace di generare quasi un miliardo di euro in valore tecnico dei calciatori ed è un vero successo averlo fatto in soli otto anni”. Un sistema che quest'anno potrebbe anche portare il primo storico titolo al RB Lipsia: “Non siamo i favoriti, bisogna dirlo, ma la squadra è lì con merito. Ci sono ottime chance di farcela, almeno finché manterremo questo ritmo”.
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Una figura completa, dentro e fuori dal campo. Uno come Ralf Rangnick farebbe comodo a molte squadre, sia come allenatore che come direttore sportivo. Una figura che in Germania sono sicuri interessi molto al Milan, che avrebbe intenzione di ripartire dalle idee del tecnico tedesco: “Non ho mai avuto contatti con il Milan – smentisce Rangnick in esclusiva a Calciomercato.it – Ma quando ero all'inzio della mia carriera, guardavo ai rossoneri con grande ammirazione. Erano gli anni '80, in panchina sedeva Arrigo Sacchi, che riuscì a mettere in piedi una squadra capace di dominare il calcio europeo per tanto tempo. Seguivo con il Milan e il lavoro di Sacchi con grande attenzione, giocavano esattamente il tipo di calcio che amavo e probabilmente sono la squadra e l'allenatore che hanno influenzato maggiormente lo sviluppo del mio lavoro e della mia carriera”. Una carriera che adesso lo vede lontano dalla panchina, ma che potrebbe riservare ancora colpi di scena. Anche perché il richiamo del pallone resta ancora troppo forte per restare a lungo lontano dalla panchina: “Negli ultimi anni ho allenato e mantenuto la mia carica di DS, ma adesso sono contento della mia attuale posizione – spiega Rangnick – Tuttavia, nel calcio mai dire mai: sono ancora abbastanza giovane per dire basta alla panchina. Aspettiamo e vediamo anche dove porterà lo sviluppo sportivo della Red Bull”.
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Una parentesi, poi, anche su un calciatore che Rangnick conosce molto bene come Demme, nuovo acquisto del Napoli ed ormai ex capitano del Lipsia: “Potrei dire molte cose su Diego – prosegue il 'Mago' teutonico – Sin da quando lo prelevai dal Padeborn ed eravamo in terza serie, è sempre stato un titolare ed un calciatore importante per la nostra squadra. In una squadra che gioca un calcio verticale, come il nostro o quello del Liverpool, è il centrocampista perfetto, sia come regista che come mezzala. E' stato uno dei migliori dei centrocampisti del Lipsia degli ultimi anni, un leader straordinario in campo e nello spogliatoio. Rimpiazzarlo sarà un problema, soprattutto per la mentalità che porta via con sé Diego”. Una partenza dettata, però, dall'amore che la famiglia ha sempre nutrito per l'azzurro: “Come sapete, il padre di Diego è un grande tifoso del Napoli. Per loro questo trasferimento è un sogno che diventa realtà. Non posso che fare i complimenti al Napoli per l'acquisto di Demme, si sono assicurati uno dei migliori centrocampisti della Bundesliga“.
A cura di Alessandro Montano
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