ROMA SEBINO NELA / Ex giocatore di Roma, Napoli e Genoa, Sebino Nela si è raccontato in una lunga intervista svelando retroscena importanti sulla sua vita privata e la carriera da calciatore: “La malattia? Ti parte un film di tutto quello che hai fatto, il bene e il male. Alla fine, sono soddisfatto della persona che sono. Non ho rimpianti, posso morire anche domani – le sue parole al 'Corriere dello Sport' – Finale col Liverpool? Non parlava nessuno. Sono uscite mille stron**te, di litigi, parolacce. Falso. Eravamo tutti annichiliti. Io dovevo prendere mio padre e mia madre che stavano allo stadio, me ne sono dimenticato. Sono andato dritto a casa. Delusione più grossa? Il Lecce. In una finale con uno dei Liverpool più forti di sempre non vai in campo convinto di fare una passeggiata, anche se perderla ai rigori ti rode. Di Bartolomei? Lo stimavo immensamente. Un capitano vero. Come devono essere i capitani. Era malato dentro, nell’anima. Ci ho pensato anch’io, spesso, negli anni duri della malattia, ma non ho mai trovato il coraggio”. Clicca qui per ulteriori aggiornamenti.
ZANIOLO – “Non so cosa sente nella testa. Lui piace a tutti di suo, la corsa facile, la fisicità, i capelli. Dico solo, portatelo un giorno a Trastevere, dentro una macelleria di Testaccio, fategli respirare le viscere di Roma. Giocatore che più ha incarnato le viscere di Roma? Daniele De Rossi. Una volta lo vidi piangere in tivù, mi colpì e gli mandai un messaggio. Daniele l’ho visto crescere da bambino, allo Sporting a Ostia”.
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