EMERGENZA CORONAVIRUS CALCIO MATTEO BASSETTI / “I decessi sono purtroppo continui, ma reggiamo…”. Così ha esordito, in esclusiva ai microfoni di Calciomercato.it il dottor Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico 'San Martino' di Genova. “Se la nostra situazione è migliore rispetto alla Lombardia? Noi abbiamo avuto un importante contatto con la Regione Lombardia, basti pensare che i primi casi importanti erano tutti legati alla Lombardia stessa”, ha risposto Bassetti che in merito alla diffusione del coronavirus anche nel mondo del calcio, italiano e non si è poi espresso così: “Il problema, secondo me, è capire quanto questa infezione oggi sia diffusa. Adesso abbiamo un certo numero di casi che sono solo la minimissima parte del grande mondo dei contagiati. Si tratta probabilmente di centinaia di migliaia di contagiati in Italia, per cui il mondo del calcio non è altro che lo specchio della società civile. Siccome la maggioranza dei contagi avviene al di sotto dei quarant'anni, questo lo dimostra lo studio sud-coreano (il 30% di chi ha fatto il tampone è stato trovato positivo, ndr), è chiaro che il calcio non può esimersi da questo. Nelle squadre di calcio, dove sono stati fatti i tamponi, anche agli asintomatici, si è rivelata tale percentuale. E' il caso della Sampdoria, del Valencia…“
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“Tutto ciò è lo spaccato di quella che assomiglia a una pandemia influenzale – ha sottolineato – a un'infenzione che colpisce moltissime persone, alla fine probabilmente milioni di persone e che in una percentuale piccola dà casi complicati. Il problema è che noi siamo sì capaci di affrontare un'onda lunga, tipo cinquanta casi al giorno, quando però il numero di casi di due mesi sono in un giorno allora tutto il sistema va in grossa difficoltà. Ed è quello che in qualche modo è successo in Lombardia”. Il dottor Bassetti si mostra comunque ottimista sul superamento di questa grave emergenza: “E' ragionevole pensare che le misure continitive imposte dal Governo comincino a dare i loro frutti, con la flessione del contagio“. E sull'arrivo del vaccino: “Dobbiamo sperare che arrivi il prima possibile, ma c'è da dire una cosa: se questi sono i numeri nella prevalenza della popolazione, con riferimento al 35% delle persone giovani, è chiaro che chi ha avuto l'infezione asintomatica è probabile che sviluppi degli anticorpi, come se fosse stato vaccinato. Ovvio poi che tutti dovremo vaccinarci quando appunto il vaccino arriverà”.
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Il Direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico 'San Martino' di Genova, nonché professore ordinario di Malattie Infettive all’Università degli studi dello stesso capoluogo ligure, se la prende con l'Europa, “che poteva fare qualcosa di diverso. Immagini se avessimo potuto coordinare tutti gli interventi a livello italiano, francese, tedesco, spagnolo… Non c'è stata unione, quando finirà questa emergenza l'Europa dovrà imparare la lezione, che sicuramente non dimenticheremo. Bisogna lavorare tutti affinché l'Euopa sanitaria sia più unita”. Bassetti, infine, ha 'bacchettato' anche l'Italia: “Siamo in un Paese che, dal punto di vista delle malattie infettive, è profondamente maleducato. Si vaccina per l'influenza un italiano su cinque, uno su due per quanto riguarda quelli che lo avrebbero gratuitamente, le mani chi se le lava… Per non parlare dei pochi rubinetti nelle scuole italiane. Ci sono alcuni atteggiamenti che devono diventare parte di noi tutti i giorni. Quanta gente non sta a casa con la tossa e la febbre, vantandosene pure come un eroe. Le cose non torneranno più come prima perché questo coronavirus è diventato parte della nostra vita, quando finirà tutto bisognerà stare sempre molto attenti”.
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