CASSA INTEGRAZIONE SERIE A CHIACCHIO CORONAVIRUS / Giorni complicati, figli di una pandemia che ha paralizzato la vita quotidiana di ciascuna persona. Anche lo sport ha dovuto cedere il passo all'avanzare del coronavirus e si prepara ad affrontare le conseguenze sociali, economiche e giuridiche che questo portera con sé. E in giorni così complicati per il calcio italiano, dove al centro del dibattito c'è la ripresa e la regolarità dei campionati, è corso in nostro aiuto Eduardo Chiacchio, avvocato e luminare nel campo del diritto sportivo: “In questo momento è ipotizzabile tutto – spiega in esclusiva ai microfoni di Calciomercato.it l'avvocato, facendo riferimento ad un possibile finale di competizione in tribunale – Se saranno messi in discussione i contratti dei calciatori, oppure se saranno messi in discussione i verdetti finali, qualunque decisione potrà essere impugnata e contestata, secondo quelli che saranno i rispettivi interessi. La chiave starà nel consentire al calcio di andare oltre il 30 giugno, di scavallare il confine amministrativo che separa una stagione dall'altra. Se una normativa internazionale concedesse questo slittamento, e mi sembra che ci siano state tutte le aperture del caso da parte delle autorità competenti, allora la regolarità dei campionati resta salvabile”.
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Sul banco c'è il tema, ovviamente, dei costi del calcio italiano. Se il nostro è un movimento che rappresenta il terzo settore del paese per produttività, è anche molto dispendioso, che rischia di uscirne male da un periodo complicato come questo. Decurtazione degli stipendi, dimezzamento dei costi, cassa integrazione per atleti e collaboratori: quali gli strumenti realmente utilizzabili per frenare un possibile crollo economico per il nostro calcio? “La cassa integrazione, semplicemente, non è uno strumento attuabile in Serie B e in Serie A – continua l'avvocato Chiacchio – Non è uno strumento utilizzabile per i contratti che sono al di sopra dei 30mila euro lordi annuali. Insomma, parliamo quasi del nulla se pensiamo ai contratti attuali e alle cifre che girano tra le società di Serie A e Serie B. Forse è attuabile in Serie C, ma sarebbe tutto da verificare. Il taglio degli stipendi, invece, ci può stare ed è una decisione che le società potrebbero utilizzare. D'altronde, nelle ultime mensilità le prestazioni non ci sono state e il datore di lavoro può tagliare parte degli emolumenti mensili. Ed è chiaro che, nel momento in cui dovesse mancare un accordo condiviso da tutte le parti, una di queste può impugnare la decisione e valutare se portare avanti la discussione davanti un collegio arbitrale”.
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