CORONAVIRUS CONTI NIBALI PEDIATRA BAMBINI / Un mese di lockdown, un mese con l'Italia chiusa in casa per affrontare la battaglia contro il coronavirus: quattro settimane di isolamento per (quasi) tutti. Quattro mura a farci compagnia, adulti e soprattutto bambini: proprio loro che vivono l'età dell'iperattività più sfrenata, della scoperta del mondo, quello stesso mondo oggi visto come un nemico da cui fuggire, che li separa dagli affetti più cari, dai giochi con i compagni, dalle corse all'aria aperta. Anche per questo è vivo il dibattito sull'eventualità di concedere ai più piccoli la possibilità di trascorrere qualche minuto fuori casa: è un sostenitore di questa tesi Sergio Conti Nibali, pediatra e direttore di 'UPPA magazine', intervistato in esclusiva a Calciomercato.it. Le ultimissime di calciomercato e non solo: clicca qui!
C’è stato un grande dibattito circa la possibilità – per qualcuno la necessità – di far uscire i bambini almeno per mezzora al giorno
“Dall'inizio dell'emergenza sanitaria i bambini sono stati costretti a rimanere in casa, sono stati privati del fisiologico bisogno di stare all'aperto. E' sconcertante, a mio avviso, che ai bambini non sia stata concessa alcuna possibilità di uscire, al contrario di quanto accade (legittimamente, voglio precisare) per gli animali da compagnia, che hanno diritto di espletare i loro bisogni fisiologici fuori casa. Ritengo che con le stesse limitazioni che devono essere rispettate dai padroni degli animali (breve uscita nei pressi della propria abitazione, mantenendo il distanziamento sociale) questa possibilità doveva essere concessa anche al papà o alla mamma col proprio bambino. Se consideriamo, inoltre, che non tutti dispongono di balconi, verande o giardini che consentano di prendere un po' di luce e di aria e che i problemi fin qui esposti si aggravano ulteriormente in situazioni di marginalità sociale e culturale, o laddove coesistano situazioni di disabilità, ritengo che un intervento tempestivo sia non solo auspicabile, ma assolutamente doveroso per tutelare una fascia della popolazione che è tanto preziosa quanto vulnerabile. Anche per questo (e per tanti altri bisogni inevasi dei bambini) UPPA ha lanciato una petizione per chiedere di considerare le esigenze dei bambini e delle loro famiglie nei prossimi decreti”.
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Altro argomento dibattuto è relativo alla Vitamina D e all'eventuale carenza che può generare un perdurare dell'isolamento
“Stare fuori di casa all'aria aperta durante le ore diurne comporta innumerevoli benefici alla salute dei bambini. Tra questi effetti benefici c'è la sintesi della Vitamina D. E' raccomandata un'adeguata esposizione alla luce solare perché i bambini possano sintetizzare una sufficiente quantità di Vitamina D che costituisce un elemento essenziale per la loro crescita. Si raccomanda un'esposizione di almeno mezzora al giorno se la luce del sole arriva al viso e alle mani (le uniche parti del corpo scoperte in questo periodo dell’anno). E' ovvio, dunque, che in questo momento i bambini stanno perdendo questa opportunità, a meno che non si abbiano a disposizione e vengano sfruttati spazi esterni all'abitazione”.
Quali sono le indicazioni per far sì che questa permanenza in casa non vada ad incidere sullo sviluppo dei bambini?
“L'emergenza sanitaria sta mettendo a dura prova la stabilità delle famiglie. Tuttavia, se affrontata con consapevolezza, può rappresentare un'opportunità per consolidare o avviare delle buone pratiche che possono contribuire a stimolare la crescita sana dei bambini. Penso al tempo che può essere dedicato alla lettura con i bambini, al ballare ascoltando la musica, a coinvolgere i bambini gioiosamente nelle faccende domestiche, a preparare da mangiare insieme, a guardare e commentare insieme un film adeguato all'età del bambino; ma penso anche al rispetto del bisogno dei bambini, in alcuni momenti della giornata, al 'non far niente'. Bisogna essere consapevoli che, al contrario, si possono correre anche dei rischi, quali l'abuso dell'utilizzo di strumenti e pratiche che sono certamente dannose per la salute dei bambini: ad esempio concedere senza limiti tablet e videogiochi, offrire i cosiddetti cibi spazzatura (snack, merendine, succhi) come risposta a momenti di sconforto”.
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Come affrontare gli eventuali segnali di nervosismo e insofferenza nei più piccoli?
“Col passare dei giorni le routine dei bambini sono state stravolte: la permanenza forzata a casa li ha privati di andare a incontrare i propri compagni, li ha tenuti distanti da affetti preziosi come i nonni; spesso sono circondati da emozioni come ansia e paura, trasmesse insieme alle immagini e ai toni inquietanti dei media. I bambini, esposti a situazioni di stress prolungato, rischiano di pagare un prezzo altissimo sul piano della salute mentale. Alcuni accorgimenti possono servire per porre un argine a questi problemi.
Ad esempio può essere utile diminuire le quantità di informazioni che ascoltiamo sull'epidemia; basterà avere informazioni una volta al giorno per sapere quali sono le novità: ascoltare in continuazione telegiornali e aggiornamenti porta inevitabilmente a appesantire il clima generale. Serve poi accogliere le ansie e le paure se i bambini le esprimono, rassicurandoli: è importante dirgli che è naturale, quando succede qualcosa di diverso dal solito, sentirsi preoccupati e spaventati; per poi spiegargli che il nostro corpo sa difendersi, che al suo interno ci sono tantissimi soldatini in grado di combattere contro i germi… anche contro i germi ancora più cattivi di quelli che stanno girando in questo momento. Infine, è utile scandire la giornata con delle attività cadenzate in modo che i bambini possano ritrovare una routine (sveglia, lavarsi, vestirsi, colazione insieme, gioco, pausa merenda, disegno,…e così via)”.
Fin dall'inizio della pandemia, si è notato che il numero dei bambini contagiati è stato più basso rispetto agli adulti: c’è già qualche possibile spiegazione?
“Sin dall'inizio della pandemia i dati epidemiologici ci hanno mostrato che i bambini che si sono ammalati hanno avuto sintomi lievi o modesti; raramente hanno avuto una manifestazione grave, quasi mai mortale. E' molto probabile, dunque, che molti bambini abbiano avuto una malattia con sintomi talmente lievi o addirittura senza alcun sintomo da non essere stati sottoposti a test. Questa potrebbe essere una spiegazione; tuttavia le conoscenze sul Covid-19 sono talmente poche in questo momento che è possibile che tra qualche tempo si potranno dare altre e più precise spiegazioni. In questo momento fare supposizioni non sarebbe corretto; la spiegazione, probabilmente, la potremo avere nei prossimi tempi”.
I sintomi del COVID-19 nei bambini sono diversi da quelli degli adulti?
“La sintomatologia di solito è quella delle infezioni delle vie aeree: febbre, malessere generalizzato, associato a tosse, a volte anche a raffreddore; a volte si possono avere anche sintomi intestinali come la diarrea. Simili a quelli dell’adulto. Nell'adulto, proprio per la maggior frequenza con cui si manifestano casi gravi, si possono avere difficoltà importante nel respiro e fame d'aria, che sono espressione del peggioramento della malattia”.
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