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Coronavirus, Gravina: “Fermare tutto? Non posso essere io il becchino del calcio, ma sono solo…”

Il presidente della FIGC: “Sto affrontando da solo questa battaglia”

CORONAVIRUS GRAVINA CALCIO / Sarà una settimana decisiva per il calcio italiano, tra l'assemblea in programma martedì e l'incontro con Spadafora di mercoledì. Questi giorni potrebbero dare una direzione precisa al futuro prossimo del campionato di Serie A e non solo: In questo momento ci sono due gruppi contrapposti. Chi ritiene che si debba chiudere tutta l’attività sportiva e un’altra – che io appoggio – che si debba continuare. Io parlato di giugno perché spero per quel momento l’Italia viva un momento di sollievo. Ho fatto riferimento a condizioni oggettive al tema dei contenziosi legati alle competizioni sportive. In un paese votato al contenzioso chissà cosa si potrebbe generare, una totale confusione nel mondo del calcio”. A parlare è Gabriele Gravina.

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PRESENTE E FUTURO – Il presidente della FIGC è intervenuto a 'Che Tempo Che Fa', trasmissione condotta da Fabio Fazio: “Se il Governo dicesse di fermarci? Accetterei serenamente, anzi lo accoglierei con sollievo. Potete immaginare come stia vivendo questa mia battaglia, sono isolato. Il calcio italiano non è una monade che vive separata rispetto alle altre categorie e istituzioni. C’è anche un sentimento importante come la speranza. Io chiedo di essere considerato alla pari di ogni altro settore. La FIGC ha predisposto un protocollo per una serie di procedure che garantisce la negatività di un gruppo chiuso. E’ molto difficile governare il calcio amatoriale, ma ne stiamo parlando”. Il numero uno della Federcalcio prosegue: “Il calcio ha un grande impatto sociale e sanitario, è un mondo che movimenta 5 miliardi di euro. Noi siamo preoccupati di fermarci oggi, sarebbe un disastro, ma se non ripartiamo avrà un grande impatto negativo per il suo futuro”.

TAMPONI – “Esiste una procedura inviata ai ministri, aspettiamo la validazione. Per i test ci sono cliniche che hanno dato la disponibilità, non può essere questo il problema per non far ripartire il calcio. Io non posso prendere in considerazione l’idea di fermare tutto. Una scelta del genere comporterebbe responsabilità di una gravità inaudita, non posso essere il becchino del calcio italiano. Non capisco una resistenza dall’avviare con la massima sicurezza l’impianto sportivo”.

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