SERIE A ULTIME NEWS PLAYOFF CORONAVIRUS RIPRESA CAMPIONATO / Chi si aspettava un rapido (e fin troppo ottimistico) 'liberi tutti' è rimasto ovviamente deluso. D'altronde, l'emergenza Coronavirus è tutt'altro che archiviata. Ma anche chi, più realisticamente, attendeva l'ultimo DPCM per cominciare a programmare con le dovute cautele il ritorno all'attività, quindi la ripresa degli allenamenti tra qualche giorno e poi di conseguenza della Serie A, ha dovuto rivedere i propri piani. Dal 4 maggio, il mirino del calcio si sposta al 18, con le parole del premier Conte cui fanno seguito le precisazioni del ministro Spadafora che lasciano ampi dubbi sulle possibilità di ripresa. Molte le criticità: dai protocolli ai possibili nuovi positivi passando per i calendari fitti e le perdite economiche. Facciamo il punto della situazione. Tutte le news di calciomercato e non solo: CLICCA QUI!
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Prima di parlare delle nuove date indicate alle quali si sta orientando il mondo del pallone, è bene fare un passo indietro. Perché qualsiasi essa sia, dovrà inevitabilmente essere preceduta da una serie molto fitta di appuntamenti e controlli approfonditi per garantire la salute di tutti gli atleti e gli addetti ai lavori. Primo punto, l'articolo 4 del nuovo DPCM: obbligo di quarantena per chi arriva dall'estero. Due nomi su tutti: Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic, rispettivamente ancora a Madeira e a Stoccolma, dal giorno del loro rientro dovranno aspettare due settimane per tornare a lavorare. Ma soprattutto. Dai tecnici del Governo sono stati sollevati dubbi e criticità rispetto al protocollo per il ritorno in campo presentato dalla commissione medico-scientifica della FIGC e le tabelle dell'INAIL indicano quello del calciatore come mestiere ad alto rischio contagio. Nelle prossime ore dunque la federazione dei medici sportivi dovrà presentare al ministro della salute Speranza un nuovo documento con le proprie raccomandazioni. Oltre a test serioglogici e tamponi, si prevedono visite approfondite molto simili all'idoneità agonistica, con altre incognite non di poco conto. Gli allenatori temono gli infortuni dopo il lungo stop, per questo servirà una preparazione atletica di almeno tre settimane che allunga i tempi per il ritorno in campo. Ancor di più però la paura è che un nuovo caso di contagio possa portare alla chiusura definitiva della stagione con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne deriverebbero.
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Tornando al discorso date. Alle parole del premier Conte, ieri sera a 'Che tempo che fa' hanno fatto seguito quelle del ministro Spadafora che ha fugato le ultime zone d'ombra, quantomeno sulle tempistiche. Il 4 maggio riprenderanno gli sport individuali, dal 18 maggio via agli allenamenti degli sport di squadra e dunque al calcio. Ma come si svolgeranno (tutti insieme? in piccoli gruppi scaglionati? in campi diversi dove possibile?) non lo sappiamo ancora. I dubbi si fanno ancora più imponenti quando si comincia a ragionare sulle date del ritorno in campo vero e proprio. La deadline della stagione è stata spostata al 2 agosto, in modo da consentire nel mese estivo lo svolgimento delle fasi finali di Champions ed Europa League. Il problema è che la ripresa slitta ed i tempi si comprimono. Ad ora, l'obiettivo della Lega sulla base del nuovo decreto è quelo di riprendere (ovviamente a porte chiuse) partendo dalle semifinali di Coppa Italia il 9 e 10 giugno con la Serie A il 14 giugno. In questo modo ci sarebbe spazio per disputare le 12 giornate rimanenti (più 4 recuperi) in un tour de force che vedrebbe la conclusione entro fine luglio. Ma se il 18 maggio non si dovesse tornare all'attività? Un ulteriore slittamento comprimerebbe i calendari a tal punto da far concretizzare sempre di più l'ipotesi play off e play out, per il momento accantonata ma non del tutto abbandonata. Il tutto mentre il Coni con il presidente Malagò nei giorni scorsi ha provato a sollecitare la Federcalcio ragionando su un piano B che prevede di seguire il 'modello Olanda', ovvero la chiusura della stagione in modo definitivo, cominciando a ragionare da ora sulla 2020/2021. Scenario che il calcio italiano rischierebbe di pagare a carissimo prezzo: dieci club, scrive 'La Repubblica', stanno preparando un documento che dimostra come la chiusura del campionato può portare l'intera categoria al fallimento. Una di queste addirittura si spinge oltre: “Se non si giocherà, dovremo vendere tutti i nostri migliori giocatori”.
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