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Champions League history – Barcellona 08/09: il Tiki Taka cambia il calcio

Terzo appuntamento con una carrellata di squadre cult della storia della competizione continentale

CHAMPIONS LEAGUE HISTORY BARCELLONA GUARDIOLA MESSI/ Terzo appuntamento della Champions League History, rubrica dedicata alle grandissime squadre del passato recente e non. Il primo capitolo è stato dedicato al Manchester United di Sir Alex Ferguson, mentre il secondo al Porto dei miracoli di un giovane Josè Mourinho. Oggi è invece il turno del club che senza dubbio ha cambiato il modo di intendere il calcio moderno e la filosofia moderna di questo sport: il Barcellona 2008/2009 guidato da Pep Guardiola. I blaugrana, considerati da molti esperti come uno dei migliori undici di tutti i tempi, in quell'annata sono riusciti in un'impresa riservata a pochissimi illustri: il famoso triplete.

L'estate del 2008 però, in casa Barcellona, non parte fra i migliori auspici. Quella calda stagione di ormai 12 anni fa infatti, segna una rivoluzione di staff e giocatori per gli azulgrana che passano dalla guida tecnica dell'olandese Frank Rijkaard, alle nozioni di un giovanissimo Pep Guardiola. Anche in sede di calciomercato c'è uno stravolgimento. A dire addio al Camp Nou sono soprattutto: Ronaldinho e Zambrotta, che approdano al Milan di Carlo Ancelotti, Lilian Thuram ed il portoghese Deco. Il primo in particolare, aveva segnato i primi anni del nuovo millennio del Barcellona, culminati con la vittoria in Champions League nel 2006 contro l'Arsenal di Arsene Wenger. A prendere il loro posto ecco due giovani spagnoli, il cui nome impareremo a conoscere molto bene, Sergio Busquets e Gerard Piqué. Ma non solo, dal Siviglia arrivano Dani Alves e Seydou Keita, entrambi visti anche in Italia con le maglie di Juventus e Roma.

Una rivoluzione totale votata alla nuova idea di calcio di Guardiola: 4-3-3 fatto di un estenuante possesso palla nel quale, gli attaccanti, guidati dall'astro nascente Lionel Messi, si muovono molto più del classico numero 9 del football europeo. Una scelta assolutamente vincente visti i trionfi in campo nazionale contro il rivale storico del Real Madrid. Nella Liga infatti, non c'è storia ed i blaugrana conquistano il titolo rubando lo scettro proprio alle Merengues. In Coppa del Re invece, il ruolo di sconfitti tocca all'Atletico Bilbao, cancellato al Mestalla da un sonoro 1-4 firmato da Messi, Touré, Bojan Krkic e Xavi. Manca soltanto la Champions League.

Il cammino del Barcellona in quella stagione, vede i blaugrana affrontare nel gironcino: Sporting Lisbona, Shakhtar Donetsk e Basilea. Tutto facile per i ragazzi di Guardiola che superano agevolmente il turno al primo posto, staccando di un punto gli avversari portoghesi. Inizia la fase ad eliminazione diretta. Agli ottavi di finale, ecco il Lione che ferma in Francia il Barcellona sul pari. Al ritorno però, in un Camp Nou come al solito gremito, i ragazzi allenati dall'ex centrocampista del Brescia schiantano i transalpini con un roboante 5-2: protagonista della serata di certo Thierry Henry, autore di una doppietta. Ai quarti ecco lo spauracchio Bayern Monaco, una sfida designata da molti come equilibrata, ma che termina già alla gara di andata. In Catalogna infatti, il Barcellona annienta i bavaresi per 4-0 andando al tiro in quasi 20 occasioni. Un risultato visto da molti come, addirittura, generoso per i tedeschi. Archiviato il Bayern, è tempo di semifinali!

Nel penultimo round di quell'edizione di Champions League, il Barcellona avrà diverse difficoltà in più. Davanti c'è il Chelsea di Guus Hiddink. Il mago olandese imbriglia al Camp Nou i ragazzi di Guardiola fermati sullo 0-0. Al ritorno, nel catino dello Stamford Bridge, Essien segna e mette subito nei guai i blaugrana che rischiano più volte di subire il gol della condanna. In una delle sfide più contestate di sempre a causa dell'arbitraggio del signor Ovrebo, è il gol di Andres Iniesta al 90esimo a regalare la finale dell'Olimpico di Roma al Barça. I rigori reclamati dai Blues non bastano ed il Barcellona vola in Italia per l'ultimo atto del cammino. Contro di loro un'altra inglese: il Manchester United di Ferguson.

Barcellona-Manchester United 2-0: il giovane Guardiola trionfa nella città eterna

Roma, 27 maggio del 2009. L'ultimo atto della 54esima della Coppa dei Campioni si tiene nell''arena dei gladiatori' capitolina, lo Stadio Olimpico. Davanti a 60mila persone si compie il destino del Barcellona di Guardiola e del suo Tiki Taka, ormai un'icona del calcio moderno. I blaugrana, come da programmi, non cambiano nulla e si presentano a Roma con il consueto 4-3-3. In porta c'è lo spagnolo Victor Valdes, portiere dai piedi buoni. In difesa, la linea è composta da Puyol a destra, adattato per rimpiazzare Dani Alves, in mezzo Yaya Touré e Piqué, mentre a sinistra tocca a Sylvinho. A centrocampo è un assolo iberico: Xavi, Iniesta e Busquets. In attacco spazio alla fantasia di Lionel Messi ed al fisico e la tecnica di Samuel Eto'o e Thierry Henry.

La sfida è tesissima. Il Manchester United cerca la doppietta dopo il trionfo di Mosca ai danni del Chelsea, ma a passare in vantaggio è il Barcellona grazie alla rete di Eto'o, bravissimo nel raccogliere l'assist di Iniesta, saltare Vidic e depositare alle spalle di Van der Sar dopo poco meno di 10 minuti di gioco. I Red Devils provano a reagire, ma il giro palla rivoluzionario dei blaugrana non lascia scampo ai ragazzi di Ferguson ed al 69esimo, Lionel Messi centra il raddoppio. Il brevilineo attaccante del Barcellona inaugura così l'eterno duello con Cristiano Ronaldo, con una rete di testa che manda in delirio l'Olimpico e tutto il calcio catalano. Game, set and match. Guardiola, Messi e compagni danno il via ad un ciclo che cambierà per sempre la storia del calcio, è la vittoria del Tiki Taka, è la vittoria delle idee.

Giorgio Trobbiani

Giornalista, dalle Marche. Calcio, pallacanestro, tennis e via di seguito: purché ci sia una palla

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