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Torino, Nocerino svela: “Con Ventura i sei mesi più brutti della mia carriera”

L’ex centrocampista: “Napoli l’unico rimpianto della mia carriera”

NOCERINO VENTURA TORINO  Antonio Nocerino si è raccontato in una lunga intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. L'ex rossonero ha svelato diversi retroscena, ricordando anche il suo rapporto con l'ex ct della Nazionale Ventura: “Sono stati i sei mesi più brutti della mia carriera. Una scelta che non rifarei, mi sono trovato malissimo. Sopratutto con l’allenatore Ventura…”.

ALLENATORE – “Mi piace tanto questo nuovo ruolo, mi affascina e sono convinto di aver scelto il ruolo giusto. Nella mia carriera sono stato fortunato, ho avuto grandi allenatori e insegnanti di calcio. Sono cresciuto molto grazie a loro, mi hanno insegnato i trucchi del mestiere fin dai tempi delle giovanili”.

JUVENTUS – “Nell’estate 2007 torno alla Juve, anche se non volevo restare. Pensavo di non avere spazio in mezzo a tutti quei campioni: c’era Cristiano Zanetti e avevano acquistato Tiago e Almiron. Mi volevano Napoli e Fiorentina e avevo accettato le offerte, ma mister Ranieri bloccò tutto. Mi disse di allenarmi al massimo che avrei avuto la mia occasione e così fu. Un uomo d’altri tempi: la sua parola valeva più di mille contratti. Tanto che quell’anno feci 32 presenze nella Juve e arrivammo terzi”.

CAVANI – “Edi è un campione, avrei messo la mano sul fuoco sulla carriera che ha fatto. Correva più di noi centrocampisti: un’ateta incredibile, si allenava con una fame e una cattiveria incredibile. Ritorno in Italia? Sta bene fisicamente e ha appena 33 anni. Per me può fare ancora una caterva di gol. Tre anni a grandi livelli sono sicuro possa farli ancora. È un animale da gol, professionista serissimo, non molla mai. Napoli o Inter? Non so chi può permetterselo, ma lo prenderei ad occhi chiusi. 20-25 gol a stagione può farli con la sigaretta in bocca…”.

MILAN – “L’inizio non è stato facile. Sono stato accolto con scetticismo, anche io temevo di non giocare e perdere la chance di andare dall’Europeo. Invece piano piano mi sono ritagliato il mio spazio ed è andata bene. Un’annata fantastica: 11 gol e sono andato a Euro 2012. L’unica nota amara è stata quella di non aver vinto lo scudetto. Eravamo uno squadrone: a Milano dove ti giravi c’era un campione. La forza di quella squadra erano gli uomini incredibili che la componevano. Grandissimi uomini prima ancora di essere super campioni. Erano di una umiltà allucinante: dopo il primo giorno mi sembrava di essere lì da anni. Il gruppo italiano Abate, Ambrosini, Antonini, Nesta, Gattuso e Inzaghi mi ha aiutato tanto a livello umano. Quel Milan l’ho sempre guardato in televisione e sognato: giocarci per me è stato come per un bambino andare a Disneyland”.

IBRAHIMOVIC– “All’epoca era tra i tre calciatori più forti al mondo con Messi e Ronaldo. Adesso resta tra i primi 8, è un vincente nato. Non mi meraviglia l’impatto che ha avuto in questi mesi al Milan. L’avevo visto da vicino anche in MLS: professionista incredibile, si carica prendendosi le responsabilità. Anche a Milano lo sta facendo: ha alleggerito le pressioni  lo stress dei suoi compagni, caricandoselo lui sulle spalle e facendo crescere tanti ragazzi con la sua leadership”. 

NAPOLI – “È l’unico rimpianto della mia carriera non essere riuscito a indossare quella maglia. La mia famiglia viveva a Napoli, io sono napoletano e sarebbe stato bellissimo. Nel 2007 ero a un passo, ma poi Ranieri mi convinse a restare alla Juve. Giocare anche solo una partita con il Napoli sarebbe stato bello. Allenarlo in futuro? Chissà…”.

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