Il designatore arbitrale fa il punto sulla ripresa: “È l’occasione di cambiare, in campo e non solo”.
È partito il countdown per il fondamentale vertice tra il mondo del calcio italiano e il Governo che andrà in scena il prossimo 28 maggio. Da questo confronto si uscirà con un quadro più chiaro sulla ripresa della Serie A, verso la quale si procede con ottimismo. Squadre al lavoro, così come gli arbitri che sono già pronti alla ripresa. Intervistato da ‘La Gazzetta Sportiva’, il designatore arbitrale Nicola Rizzoli fa il punto anche sulle principali novità spiegando il ‘no’ al ritiro collettivo e totale per tutti i direttori di gara: “L’obiettivo principale della Federazione è quello di garantire il campionato. La squadra arbitrale non può essere paragonata a una squadra di calciatori, anche sul fronte professionistico: pensiamo agli assistenti, tutti lavorano perché non possono permettersi di vivere con lo stipendio da assistenti. Ma questo è il problema relativo. La differenza principale tra le squadre e gli arbitri è che se dovessimo fare per tutti i nostri un ritiro chiuso – cioè con tutti insieme in un unico posto e si va alle partite dopo aver effettuato i tamponi – avremmo nel gruppo circa 100 persone fra arbitri di A e B, assistenti, numero che salirebbe ulteriormente con lo staff tecnico. Di questi ogni giornata 10 gruppi da 6 partirebbero per dieci posti diversi. Quindi isolarli è meglio che assembrarli“. Tutte le news di calciomercato e non solo: CLICCA QUI!
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Serie A, Rizzoli: “Stop alle proteste violente”
Rizzoli quindi si sofferma sul regolamento che sottolinea la necessità di mantenere le distanze e quindi di evitare proteste ravvicinate: “Stiamo parlando di correttezza, che dovrebbe già esserci da un punto di vista del rispetto e che prevede che per parlare ci siano solo due persone. L’emergenza legata al virus ci impone la distanza e quindi laddove il capitano verrà a parlare con la giusta distanza e i giusti modi l’arbitro parlerà. Se istintivamente, perché l’istinto e l’adrenalina sono comprensibili, verrà troppo di corsa dimenticando la distanza sarà invitato a mantenersi a un metro e mezzo. Solo se si va oltre il rispetto e la correttezza sarà necessario ammonirlo per comportamento antisportivo. Insomma, è solo un rafforzativo di quello che è un passo culturale da compiere, ma è quello che abbiamo sempre fatto. È un’opportunità. Da queste situazioni dobbiamo imparare cosa migliorare e questo vale per tutti, non parlo solo di calcio”.
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