Il Comitato Tecnico Scientifico chiarisce la sua posizione in una nota: la quarantena resta di 14 giorni, ora la ripresa della Serie A si complica
Doccia fredda per la ripartenza della Serie A: il Cts in una nota spiega di non aver cambiato idea sulla quarantena di 14 giorni in caso di positività. Il Comitato Tecnico Scientifico ha deciso di intervenire sulle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi: “È comparsa sulla stampa nazionale, sostenuta da alcuni noti rappresentanti del mondo del calcio, la notizia che il Cts avrebbe concordato con le autorità sportive, prime tra tutte la FIGC e la Lega Calcio, non solo le procedure e i protocolli per la riapertura del campionato, ma anche la riduzione del possibile periodo quarantenale a cui sottoporre calciatori e personale della squadra risultati positivi al test diagnostico per la presenza del virus SARS-CoV-2 o i loro contatti più stretti, ipotizzando una sola settimana di quarantena precauzionale, anziché due settimane universalmente riconosciute”.
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Il comunicato continua ricordando come “non esistono alternative a quanto rappresentato in ogni sede, per ogni tipologia di attività e per ogni tipo di soggetto, relativamente alla ripresa di tali attività, nel pieno rispetto delle norme vigenti e dell’evidenza scientifica che tali norme hanno contribuito a generare”. Anche per questo il Cts ci tiene a specificare che non c’è la possibilità di un “trattamento particolare, in eccezione per alcune categorie di persone e di attività, come i professionisti del giuoco del calcio, così come per altri sport di squadra che implichino contatto fisico prolungato”.
“Tutto questo è fuorviante e provocatorio, tendente a creare un clima di scarsa fiducia nell’attendibilità e nel rigore etico e scientifico con cui il Cts ha affrontato e continua ad affrontare i complessi problemi tecnici legati alle riaperture progressive del Paese, nel contesto del processo di rafforzamento dei settori territoriale e ospedaliero del Sistema sanitario nazionale e degli indicatori di monitoraggio stabiliti dal Ministero della Salute di concerto con le Amministrazioni regionali”.
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