Salvatore Schillaci ricorda il Mondiale di casa a 30 anni da Italia ’90. Il centravanti siciliano aveva conquistato lo scettro di capocannoniere con sei reti
Icona di Italia ’90, Salvatore Schillaci ricorda il Mondiale che 30 anni fa lo ha reso celebre agli occhi del pianeta. Il ‘Totò Nazionale’ si è fatto conoscere al grande calcio proprio in occasione della rassegna di casa, laureandosi capocannoniere del torneo con sei reti. Schillaci ha parlato di quel Mondiale e della sua carriera in un’interessante intervista al ‘Daily Mail’: “Anche dopo tutto questo tempo la mia popolarità non è diminuita, persino con i tifosi più giovani che possono andare a vedermi su internet. Quando giro per il mondo sento l’affetto delle persone: autografi, foto, Totò qui, Totò lì”.
Schillaci prosegue: “Se mi amano non è soltanto per quello che ho fatto in campo, ma anche per come sono fuori. C’è chi è un giocatore di classe mondiale ma è anche uno s*****o: io sono entrato nel cuore dei tifosi italiani per come mi sono comportato. Ho sempre tempo per la gente comune, perchè sono uno di loro. Non sono finto. Con Schillaci i tifosi sanno che è uno vero, che avranno quello che vedono. E gli piaccio proprio per questo. All’improvviso ero diventato famoso. Non me lo sarei mai aspettato, se qualcuno me l’avesse detto gli avrei riso in faccia. E ci sono momenti in cui mi sono fermato e mi sono chiesto ‘ma sta succedendo davvero?’. La pressione diventa incredibile, inimmaginabile. E non ero abituato”.
Schillaci fa un parallelo con il calcio attuale: “Se giocassi oggi segnerei parecchi gol in più. Ai miei tempi ti marcavano a uomo, ti seguivano per 90 minuti, ti prendevano a calci. Ora è tutto più semplice, le squadre giocano con la difesa alta e per me sarebbe un vantaggio: sfrutterei la mia velocità”. Infine, l’attaccante siciliano si sofferma sul calcio inglese: “Adoro la Premier League, mi sarebbe piaciuto giovarci. Mi piace l’Arsenal perchè conosco Wenger e ho sempre ammirato il modo in cui faceva giocare le sue squadre. Amo la Premier perchè i calciatori quando subiscono i falli si alzano e basta. Non è come in Italia dove vanno tutti attorno all’arbitro. E le squadre giocano alla morte anche se stanno perdendo 4-0″.
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