La Roma è in caduta libera: numeri da incubo per Fonseca, che finisce sotto accusa: anche Pallotta va giù pesante
Roma sempre più giù. Paulo Fonseca non riesce a ottenere la reazione dai suoi giocatori, incappati nel secondo 0-2 consecutivo dopo quello col Milan. Questo più grave, e molto, visto che i bianconeri erano il peggiore attacco del campionato oltre che la squadra con più difficoltà in trasferta. Invece gli uomini di Gotti centrano il colpaccio, meritando con i gol di Lasagna e Nestorovski, al cospetto di una Roma arrendevole e a tratti dimessa e sconsolata. La Champions è ormai un miraggio, con l’Atalanta fuggita a +12 (13 se consideriamo lo scontro diretto a favore). E l’Europa League fortemente a rischio, perché il Napoli – nonostante il ko di oggi a Bergamo – è in risalita e a tre punti di distacco con lo scontro diretto in programma domenica. E James Pallotta è diventato una furia: vergognosa e imbarazzante, queste le parole usate dal patron per definire la prestazione dei giallorossi.
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Per la Roma è la nona sconfitta stagionale, mai così male dal 2012/13 quando in panchina si sono avvicendati Zeman e Andreazzoli, che poi ha finito con la sconfitta in finale di Coppa Italia con la Lazio. E proprio da quell’anno non vinceva in casa dei giallorossi l’Udinese, precisamente dall’ottobre 2012, che interrompe un filotto di sei ko di fila. Con 48 punti in 29 partite, la media di Paulo Fonseca è scesa vertiginosamente, soprattutto per colpa di un 2020 da incubo: 7 sconfitte e 1 pareggio nelle 12 partite di Serie A, il peggior inizio di anno solare negli ultimi trent’anni, con una media di 1,1 punto. L’ex Shakthar, per media punti, ha fatto meglio solo di Zeman (2012) e Luis Enrique (2011/12). Entrambi, ovviamente, sono stati poi esonerati, così come è successo anche a Eusebio Di Francesco – l’ultimo esonero in ordine di tempo – a marzo 2019 con la media di 1,76 in Serie A. Quella di Fonseca attualmente è di 1,65.
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A questo si aggiungono scelte tattiche che hanno fatto discutere, come quella di stravolgere la formazione contro l’Udinese, nonostante il ritornello della continuità ripetuto dal tecnico in conferenza. Dzeko out “perché ho pensato al Napoli”, ma se non segna il bosniaco i giallorossi non vincono quasi mai (5 volte su 18 in questa stagione). E in questo modo la sfida di domenica, che si giocherà al ‘San Paolo’, diventa quasi da dentro o fuori. Così la scelta di puntare su giocatori come Under e Kluivert, o Pastore, con una Roma che mostra pochi segnali della qualità di Fonseca. Si affida molto alle giocate di Mkhitaryan, ormai imprescindibile, e dello stesso Dzeko. Il portoghese non cerca alibi: “Sono io il primo colpevole, anche se non commento le parole di Pallotta. Sono sue opinioni e le rispetto”. ‘Vergognosa’ e ‘imbarazzante’ sono parole piuttosto forti, che non fanno che mettere ulteriore pressione all’allenatore.
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Tutto questo in un caos societario tra la sospensione del ds Petrachi, l’ombra di Baldini e il desiderio di cedere da parte di Pallotta. Che ora vede continuare a scendere inesorabile l’appeal e il valore della società e della rosa, con i mancati incassi europei a mettere un altro macigno sopra il rosso di 126,4 milioni già registrato nell’ultimo bilancio. Fonseca, che pure non è stato fortunato e che qualche attenuante ce l’ha, per i tanti infortuni e il ‘tradimento’ di alcuni uomini chiave, senatori come Fazio e Perotti, ora è costretto a trovare una soluzione in fretta. Sotto accusa e sotto esame, difficile pensare a un esonero a stagione in corso. Se non impossibile, anche perché la Roma non può permettersi di pagare un altro allenatore. L’ex Shakthar, a meno di clamorosi ribaltoni comunque non da escludere a priori, finirà la stagione e la società farà poi le sue valutazioni (il suo contratto scade nel 2021). Il presente, però, ha urgente bisogno di risposte.
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