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Inter, ESCLUSIVO Ventola: dalla finale ai racconti con Vieri e Ronaldo

Stasera l’Inter sfida il Siviglia e tra i tifosi nerazzurri ci sarà anche Nicola Ventola: le sue dichiarazioni tra finale e ricordi

L’Inter si gioca questa sera il suo primo trofeo nell’ultimo decennio, e tra i tifosi che seguiranno con trepidazione la sfida al Siviglia ci sarà anche Nicola Ventola. L’ex attaccante è sceso in campo 61 volte con i nerazzurri (segnando 21 reti), e ha sviluppato negli anni un legame viscerale con il club milanese, di cui si definisce totalmente innamorato. Ai microfoni di Calciomercato.it, Ventola analizza il momento dei ragazzi di Conte e torna sul suo periodo interista, durante il quale nacque la splendida amicizia con Christian Vieri che, negli ultimi mesi, è stata spesso protagonista sui social…

Nicola, come ha visto l’Inter in Europa League?

“Molto bene. Non solo sono arrivate le vittorie, ma anche gioco e solidità difensiva. Mi hanno impressionato, tra i singoli, Lukaku e Barella, oltre al lavoro di mister Conte che è sempre attento a ogni dettaglio. Ci sono state tutte le componenti per giungere a questa finale”.

Questa sera che gara si attende?

“Forse è un Siviglia meno forte rispetto a quello degli anni scorsi, ma resta una squadra tecnica, rapida, che sa giocare a calcio, completamente differente dall’Inter. Se analizzo le due rose partendo dai singoli, però, dico che il club nerazzurro è superiore”.

Sorpreso dalla prima stagione di Lukaku?

“Mi aspettavo che facesse benissimo, perché di centravanti forti come lui ce ne sono pochi, ma che arrivasse a segnare così tante reti nessuno avrebbe potuto pronosticarlo”.

L’annata di Lautaro, invece, com’è stata?

“L’argentino è un altro che fai fatica a trovare in giro nel calcio di oggi. Capisco che il Barça lo cerchi, se devi sostituire Suarez è difficile trovarne di migliori. Sa tenere palla, attaccare la profondità… Ha tutto. È un ragazzo giovane ed è normale che le voci lo abbiano destabilizzato, ma il giocatore non si discute”.

L’Inter deve tenerlo ad ogni costo?

“Personalmente, pensando a costruire un’Inter vincente, proverei a tenere quei due lì davanti. Non c’è altra squadra al mondo che abbia due punte che si compensano così. Non lo cederei, ma se il giocatore vuole andar via, poi un modo per riuscirci lo trova… Vedremo”.

E Conte resterà in nerazzurro nonostante quello sfogo?

“Quando hai preso Conte sai che è così. Non è un allenatore che si tiene le cose dentro. Se qualcosa non va come vuole, sbotta. Credo, però, sia tutto ricucito e che, conoscendolo, vincere con l’Inter per lui significherebbe qualcosa in più, visto che è un club che non ci riesce da tanto. Sono convinto che voglia restare, che la sua testa sia concentrata sul nerazzurro per altri anni ancora. E che vorrà il top dei top per conquistare ogni traguardo”.

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Romelu Lukaku (Getty Images)

Calciomercato Inter, Ventola: “Nessun club al mondo ha una coppia come Lautaro-Lukaku”

Se parliamo di top dei top, parliamo di Messi…

“Per me Leo vorrà chiudere la carriera al Barcellona, ma due anni fa nessuno credeva a Cristiano Ronaldo nella Juventus, eppure è accaduto. Dipenderà solo da lui, che ha una storia unica. Se deciderà di andar via, sceglierà dove, come e quando farlo”.

Tornando al match di stasera, immaginiamo che lo seguirai con particolare affetto.

“Sì, col tempo mi sono innamorato dell’Inter. È una società che m’ha dato tanto, io avrei potuto darle di più, ma purtroppo gli infortuni mi hanno frenato. Sarò sempre debitore a Moratti, che mi ha sostenuto e aiutato in ogni problema, mandandomi tre volte in America per operarmi. Ho ricordi bellissimi, come il mio esordio. Pirlo ed io entrammo al posto di Zamorano e Baggio, perdevamo 2-0 col Cagliari: feci doppietta e finì 2-2. O la prima in Champions, contro lo Spartak Mosca, con Baggio e Ronaldo che mi fecero calciare una punizione… e la segnai. Anche nella stagione che finì, purtroppo, col 5 maggio, mi sentii importante insieme a Kallon. Quando sei lì e fai così tanta fatica a vincere, l’Inter cominci a sentirla davvero addosso. E te ne innamori sempre di più”.

Dopo quattro anni a Bari ti ritrovasti in spogliatoio con Ronaldo, Baggio, Zamorano, Recoba…

“All’inizio avevo timore, non mi sentivo pronto, volevo giocare un altro anno a Bari prima di trasferirmi. Moratti, però, mi trasmise troppa fiducia e alla fine mi convinse. Aveva ragione, probabilmente: nelle prime cinque gare segnai cinque gol, e altri tre nelle prime tre in Champions. C’erano Baggio, Ronnie, ma passato il timore iniziale mi resi conto che potevo imparare da loro, chiedere qualsiasi cosa. Trovai, oltre a dei giocatori fortissimi, delle persone uniche. Roberto e Zamorano erano più ‘vecchiotti’ e dispensavano tanti consigli, Ronaldo era giovane come me e diventammo subito grandi amici. Eravamo in stanza insieme, legammo tantissimo e mi portò in viaggio in Brasile con lui”.

Sugli allenamenti del brasiliano circolano storie da supereroe.

“Era una roba imbarazzante, davvero. Credo che sia stato tra i primi a cambiare radicalmente il calcio, unendo alla tecnica una enorme velocità. Prima era tutto molto più tattico, le sette sorelle avevano difese fortissime, poi arrivò lui e faceva gol da solo. Era di una bellezza vederlo ogni giorno… Per me resta il più forte degli ultimi 40 anni. Era una spanna sopra tutti, lo vedevi, lo percepivi. Cristiano e Messi sono incredibili, ma dovrei vedere anche loro in allenamento per fare un confronto serio”.

Dopo due stagioni in prestito, nel 2001 torni all’Inter e ci trovi Vieri.

“Con Bobone nacque subito un bel rapporto, anche professionale. Oggi ci vedi ridere e scherzare, ma quand’eravamo in campo non si lasciava nulla al caso. Sapevo che se Vieri stava bene giocava lui, e a me toccava farmi trovare pronto al momento giusto. Ognuno aveva il suo ruolo e lo rispettava, Bobo ha sempre visto in me una persona onesta, genuina. Per questo la nostra amicizia è ormai ventennale. Nel calcio i rapporti sembrano indissolubili, poi magari cambi squadra e in pochi rimangono veri. Lui, invece, è uno di quelli che questo sport mi ha regalato anche fuori dal campo, nelle gioie e nei dolori. Amicizie così si contano sulle dita di una mano”.

Siete così amici che avete deciso di diventare cantanti insieme a Lele Adani…

“Nasce tutto dalle dirette che facevamo su Instagram. Un ragazzo della Universal, Filippo Gimignano, ha visto in noi qualcosa di diverso rispetto al solito e ha fatto preparare una canzone con degli autori molto importanti, che scrivono anche per Tiziano Ferro. La inviarono prima a Bobo, che li mandò subito a quel paese. Pensava che volessero prenderci in giro e non la ascoltò nemmeno. Vennero da me, me la fecero sentire e dissi ‘fermi tutti, un attimo, ragioniamo’. Feci una fatica enorme a convincere Vieri, poi si sbloccò tutto quando la ascoltò un giorno, in macchina con Costanza. Mi chiamò e disse: ‘ok, partiamo, avevate ragione”.

Avete in mente un bis per l’estate 2021?

“Tutto è possibile (ride, ndr). Non siamo cantanti, ovvio, ma dopo il lockdown e quel periodo così triste, volevamo trasmettere un po’ d’allegria, di positività. Non sai quant’è stato bello vedere bambini e famiglie che ballavano sorridenti col nostro pezzo, dopo i mesi che abbiamo vissuto”.

E in inverno le dirette torneranno?

“Stiamo ragionando su alcuni progetti, magari organizzati meglio. Ci piacerebbe commentare il calcio attuale, con quello che accade nel campionato, unendolo alle nostre esperienze, ai nostri racconti. Quelli sai perché piacciono così tanto? Perché che tu giochi da dilettante o lo faccia in Champions, lo spogliatoio è lo spogliatoio, ha delle dinamiche che prescindono dalla categoria. Tutti si rivedono in quello che diciamo”.

Niente Grande Fratello, quindi.

“No, non lo farò. Voglio concentrarmi sul calcio, continuare a commentarlo…”.

È passato quasi un decennio da quando hai appeso le scarpette al chiodo. Cosa ti ha lasciato il calcio?

“Un senso di positività, di voglia di vivere. So che potevo fare molto di più, un po’ è stata anche colpa mia e tanto è dipeso dal fato, dagli infortuni. Il calcio, però, mi ha sempre insegnato che c’è un’altra opportunità, un’altra gara da giocare. È un concetto che porto dentro anche nella vita quotidiana, mi ha aiutato. In tanti mi dicono ‘cavolo, eri fortissimo, potevi vincere anche tu il Mondiale’, ma rispondo sempre che mi ritengo fortunato così. Ho giocato oltre 200 gare in Serie A nonostante nove interventi. Guardo solo il lato positivo delle cose. Lo devo a tutto ciò che mi ha mostrato questo sport”.

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Mirko Calemme

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