Si cercano i mandanti degli scontri di ieri tra manifestanti e polizia. Ma la tensione sociale, a Napoli, si è fatta insostenibile
Le immagini dei violentissimi scontri di ieri notte a Napoli tra facinorosi e polizia hanno fatto il giro del mondo. La manifestazione finita sulle prime pagine era nata dalla spinta delle associazioni di negozianti e commercianti, ma è esplosa nel pomeriggio, quando il governatore Vincenzo De Luca ha annunciato un nuovo lockdown per la Campania per frenare l’avanzata del coronavirus.
Sui cellulari di migliaia di napoletani è arrivato l’appello a radunarsi a Largo San Giovanni Maggiore, perché “il tempo delle richieste è finito”, “chi governa non ascolta”, e bisognava muoversi contro “coprifuoco, leggi improvvise e incoerenti, negazione del diritto al lavoro, mancato sostegno” e “per la libertà”.
Circa duemila persone hanno risposto all’appello, per una manifestazione inizialmente pacifica il cui senso era riassumibile in uno degli striscioni apparsi in piazza: “La salute è la prima cosa, ma senza soldi non si cantano messe”. Parte del corteo si è spostato verso Santa Lucia e il palazzo della Giunta regionale. Lì, purtroppo, si sono registrati i momenti di maggiore tensione con la polizia, uniti ad atti di vandalismo che hanno messo la zona a ferro e fuoco.
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Inevitabile pensare a una regia criminale, che tra media ed istituzioni oggi è stata affibbiata a clan camorristici, alla ‘Napoli antagonista’, agli ultras. Le indagini faranno chiarezza, come ha preannunciato oggi il vice ministro dell’Interno con delega alla Pubblica Sicurezza, Matteo Mauri. La tensione che si respira nel capoluogo campano, però, va al di là dei possibili mandanti di quanto accaduto stanotte.
La crisi di questi mesi ha messo in ginocchio la metropoli più povera d’Italia, che ha visto azzerarsi il suo settore turistico e alberghiero, riportando sulla strada tantissimi giovani che negli ultimi mesi vi avevano trovato occupazione. E sono migliaia, ovviamente, i commercianti che dopo sette mesi di restrizioni cominciano a boccheggiare e che, di fronte allo spettro di un nuovo lockdown, hanno perso la pazienza.
La situazione resta esplosiva e derubricare il tutto soltanto a un’azione delinquenziale (assolutamente ingiustificabile, per carità), è un rischio. Senza misure economiche in soccorso di una popolazione ormai allo stremo e sempre più sfiduciata nei confronti della sua classe politica, le immagini di ieri sera potrebbero tornare d’attualità. A Napoli il confine tra povertà, disperazione e delinquenza è sempre stato drammaticamente sottile, e stavolta la repressione non sarà sufficiente: serve l’intervento dello Stato.
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