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Juventus-Barcellona, Marchisio: “Potevamo vincere la finale del 2015. Dissi no al Real…”

L’ex calciatore della Juventus, Claudio Marchisio, ha parlato della sfida di stasera col Barcellona e dei suoi ricordi in bianconero

Claudio Marchisio, ex calciatore della Juvenutus, ha parlato della sfida tra bianconeri e Barcellona in programma questa sera e dei suoi ricordi con la Vecchia Signora, nel corso di una lunga intervista concessa al quotidiano spagnolo ‘AS’. Il ‘Principino’ ha commentato anche il suo momento personale a un anno dal suo addio al calcio giocato: “In questo momento mi dedico a continuare le varie attività che avevo iniziato negli anni scorsi. Con Giorgio Chiellini, poi, abbiamo fondato l’agenzia di comunicazione e marketing ‘Mate’, per sportivi e imprese”.

Oltre all’avventura in ‘Rai’, raccontando la Nazionale.

“Sì, ho voluto farlo perché gli infortuni interruppero il mio rapporto con gli azzurri e perché volevo svincolarmi un po’ dai club. In un momento così difficile c’è bisogno di unione ed è proprio quello che ci dà la Nazionale”.

Tornerà nel mondo del calcio?

“Mi sono ritirato da ‘giovane’, anche se questo dipende: ci sono alcuni che giocano fino ai 36-37 anni, ma che dovrebbero fermarsi perché non reggono più certi ritmi. Il mio corpo non rispondeva più a ciò che gli diceva la testa e non volevo scendere di categoria, rinunciando ai miei obiettivi. Tutto questo mi ha permesso di aver tempo per guardarmi intorno, studiare… Forse un futuro da dirigente è il cammino che potrei intraprendere”.

Il suo ex compagno Pirlo è diventato allenatore della Juve all’improvviso…

“Iniziare così è una responsabilità enorme e lui lo sa. Ha bisogno di tempo, e questo inoltre è un anno strano, senza ritiro e con le assenze causate dal covid. Non è facile trovare un equilibrio dentro e fuori dal campo, cosa che sta accadendo a varie grandi d’Europa”.

Come ha visto Cristiano in bianconero negli ultimi mesi?

“Semplicemente fondamentale, lo dimostrano i suoi numeri. La sua assenza nelle ultime gare si è notata molto”.

Si aspettava un impatto così forte per Morata?

“Alvaro è cresciuto, tornando qui molto più consapevole della sua forza. La Juve lo ha scelto come attaccante titolare e avrà bisogno dei suoi gol, che già sono iniziati ad arrivare”.

Crede sia possibile il tridente con lui, Cristiano e Dybala?

“È quello che preferisco, anche se Pirlo dovrà cercare un equilibrio generale. E adesso, la cosa più importante è trovare un’identità”.

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Chiellini e Marchisio (Getty Images)

Juventus-Barcellona, Marchisio: “Messi deve decidere sul futuro, non il club”

Cosa pensa di tutto quello che ha vissuto il Barcellona nella scorsa stagione?

“Mi ha colpito, è stato un terremoto dentro e fuori dal campo. Anche loro devono ritrovare equilibrio. In fondo, le due squadre arrivano all’appuntamento di stasera con qualche problema simile, ma il valore dei loro giocatori è indiscutibile e, per questo, mi auguro che assisteremo a una grande partita”.

I blaugrana le diedero un dispiacere nella finale 2015, che giocò da titolare.

“Sì, erano molto diversi da oggi. Conoscevamo la loro forza, ma anche la nostra crescita. Giungere a quella partita fu straordinario e credo che avemmo molte occasioni per riuscire a vincerla”.

Una delusione che arrivò tre anni dopo la finale persa con la Spagna a Euro 2012.

“Il 4-0 fu un castigo troppo severo, nella fase a gironi dimostrammo di poterli far soffrire. La gara iniziò male per l’infortunio di Chiellini e il gol preso subito, poi restammo addirittura in 10 per aver terminato i cambi…”.

E a Cardiff, col Real, non andò meglio.

“Lì perdemmo il controllo mentre cercavamo di raddirizzarla, non reggemmo il colpo che ci diede il Madrid quando tornò in vantaggio”.

Tornando al Barça: le fa piacere che Messi sia rimasto?

“Certo, ma se dopo tanti anni c’è qualche problema interno, sarebbe giusto non renderlo pubblico per destabilizzare il gruppo. Più che il Barcellona, deve decidere Messi la fase finale della sua meravigliosa carriera”.

Ha dichiarato che ebbe offerte per lasciare la Juve, di Inter e Real Madrid.

“Sì, ero molto giovane, nel 2006. Capello passò dai bianconeri ai blancos e potevo seguirlo. Anche se un calciatore riesce a giocare nella sua squadra del cuore, è ovvio che l’interesse di un grande club ti resti nella mente. Ma ognuno di noi ha i suoi obiettivi e i suoi sentimenti, e decide sulla loro base”.

Il futuro azulgrana potrebbe passare dai piedi di Ansu Fati e Pedri.

“Mi piacciono molto, e ciò che apprezzo del Barça è la sua capacità di scommettere sui nuovi talenti. È qualcosa che vedo molto in Spagna, lo stesso Luis Enrique lo ha fatto ultimamente con la Nazionale. Durante molto tempo in Italia non è stato così, ora stiamo cambiando”.

Sia in Nazionale che in Serie A, il ‘catenaccio’ non si vede più.

“Adesso si lavora ancora molto sulla tattica, ma soprattutto per mettere il rivale in difficoltà. Penso all’Atalanta o anche al Verona di Juric, che lo ha fatto nell’ultima gara con la Juve. Più che chiudersi nella propria area, le squadre ora cercano di difendere aggredendo. Il gioco, qui, si è evoluto”.

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Mirko Calemme

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