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Coronavirus, Brusaferro spiega gli indicatori per la divisione in aree

Conferenza stampa del Ministero della Salute per illustratre gli indicatori per le tre aree di rischio previste nell’ultimo DPCM

Il Ministero della Salute ha indetto una conferenza stampa per illustrare gli indicatori che hanno portato alla divisione delle Regioni in tre aree di rischio come previsto dall’ultimo DPCM firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, illustreranno gli indicatori presi in considerazione.

BRUSAFERRO – “I dati aggiornati arriveranno nelle prossime 48, ma vogliamo illustrare gli strumenti che stanno accompagnando questa fase di epidemia. La prima considerazione è epidemiologica e ci dice come ci comportiamo. Oggi siamo in fase di rimodulazione in cui dobbiamo intervenire per riportare valori sotto controllo e collocarci in fase 3. Come sappiamo, abbiamo obiettivi che possono variare in base alla fase. C’è la fase di tracciamento, quindi di mitigazione quando c’è la necessità di misure per interrompere la capacità di diffusione. Ci sono una serie di stumenti per affrontare l’epidemia tra i quali la cabina di regia per elaborare una valutazione del rischio su base settimanale. Queste informazioni, identificate tramite alcuni indicatori, generate da ASL, assemblati dalle Regioni e quindi inviati. Su questi dati c’è la valutazione del rischio a livello regionale. La cabina di regia è costituita anche da tre rappresentati della conferenza Stato/Regioni, nella fattispecie delle Regioni Lombardia, Umbria, Campania”.

“Un tema importante da sottolineare, è che questi dati vanno a completare il flusso di dati che arriva dal Ministero della Salute. E’ inevitabile la presenza di un tempo per acquisire  questi dati che ci consentono di calcolare una serie di indici quali l’RT. Il percorso è condiviso tra Regioni, Ministero, ISS e CTS. Gli indicatori sono divisi in tre categorie: di processo (quanto i sistemi possono analizzare le variabile che ci servono); di esito (ci danno la dimensione di quanto velocemente corre l’infenzione); altri indicatori di processo (resilienza, quanto il sistema sanitario riesce a far fronte alle esigenze. Ci sono poi degli algoritmi grazie ai quali si arriva ad una matrice che colloca il sistema Regionale in uno scenario che può andare da uno molto basso ad uno molto alto”.

Brusaferro ha poi spiegato come si è arrivati alla definizione degli scenari per stabilire i vari interventi. “In ogni livello di rischio, si suggeriscono le possibili misure da adottare. E’ la combinazione degli scenari di rischio che fa da drive principale nella definizione delle misure che sono già definite nei documenti riportati. Su questa base, ogni Regione ha ricevuto una comunicazione con la classificazione. Su questo impianto e sulla velocità di trasmissione in vari contesti, si inserisce un nuovo strumento nel nuovo DPCM che portano poi ad individuare il rischio elevato come livello su cui intervenire tenendo conto anche del livello di RT, del quale si prende in considerazione il dato più basso. Con questa logica si sono classificate le Regioni. A queste Regioni si è aggiunta la Valle d’Aosta che fatica a presentare i dati”.

REZZA SULLA CAMPANIA – “L’incidenza dei nuovi casi è molto elevato, ma lo è in tutta Italia rispetto a marzo quando erano molto concentrati geograficamente. Questo ci dà più tempo per far entrare il sistema in sofferenza, ma allo stesso tempo ci dice che tutto il Paese è colpito. Anche in zona gialla siamo al di sopra di 1, al curva cresce. La situazione di disagio è generalizzata. La Campania ha molti casi ma l’RT è più basso rispetto alla Lombardia o la Calabria: perché la trasmissione è molto aumentata nelle scorse settimane e adesso si è stabilizzata. E questo ci dà anche ragione di una sofferenza del sistema. Gli interventi implementati a livello regionale potrebbero aver avuto un certo effetto sulla trasmissione e quindi ne vediamo gli effetti sull’RT”.

 

Bruno De Santis

Napoletano, giornalista professionista dal 2006. Il calcio prima di tutto: poco bravo con i piedi, un po' di più (si spera) con la penna.

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