Un Antonio Conte infuriato si presenta in tv dopo Inter-Torino e battibecca con Giancarlo Marocchi
Un Antonio Conte in versione furia si presenta ai microfoni di ‘Sky’ dopo Inter-Torino. Il tecnico nerazzurro dopo aver detto “non siamo una grande squadra” si scaglia contro i “giudizi esagerati”: “Quando li sento mi vengono i peli dritti perchĆ© io so il percorso che dobbiamo fare e spero che anche i miei calciatori lo capiscono perchĆ© a sentire certe cose ci si fa ammaliare”.
Conte poi attacca: “Mi auguro che sia sempre gente di calcio a parlare e che le analisi siano sempre intellettualmente oneste: quando ĆØ cosƬ si accetta tutto”. A questo punto nasce un battibecco con Giancarlo Marocchi. Ecco il botta e risposta tra i due:
Marocchi – “I tuoi calciatori hanno di altissimo livello tecnica, fisicitĆ e furore. Hanno di basso livello il capire di tattica, di movimento e di trame di gioco: non ĆØ che gi stai chiedendo troppo a loro. Si puĆ² vincere solo con le prime tre doti, non ĆØ necessario fargli fare tutto”.
Conte – “Onestamente non ho capito la domanda, che vuoi dire?”
Marocchi – “Farli giocare partendo da dietro, fargli fare tanti movimenti, la rotazione dei centrocampisti, quello che si abbassa, quello che si allunga, loro si perdono e perdono le loro caratteristiche. Quando ad un certo punto si butta il cappello in area, loro dimostrano di essere una squadra che travolgerebbe chiunque. Quindi chiedo, non ĆØ che gli stai chiedendo troppo?”
Conte – “Quando butti il cappello in aria puĆ² succedere di tutto. Ci deve essere sempre un filo conduttore. Queste sono chiacchiere da bar, se il calcio ĆØ tutto avanti e andiamo a fare la lotta, non sono io quell’allenatore. Forse lo conoscete voi un tecnico cosƬ: penso di aver vinto qualcosa non buttando il cappello in aria e facendo tutto di fisico e di furore. Non accetto una cosa del genere”.
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Marocchi – “Ma ĆØ un dato di fatto che quando la tua squadra inizia a giocare lo fa con una lentezza esasperante”.
Conte – “Diciamo che prima eravamo molto lente e poi alziamo il ritmo. Quando giocavamo noi Giancarlo erano altri tempi. Oggi c’ĆØ un’organizzazione diversa, un allenatore dĆ un’impronta. Prima era molto improvvisazione: ĆØ giusto che lo sappiate e che capite il calcio che non ĆØ cappello in aria”.
Marocchi – “Noi lo capiamo, lo devono capire i tuoi giocatori”.
Conte: “Io non lo so se lo devono capire loro o voi”.