Lo splendido momento di forma dell’attaccante del Sassuolo rende attuale una domanda ormai storica: perché Berardi non gioca nella Juventus?
Domenico Berardi è ribelle ai percorsi consigliati. Era della Juve, poteva giocare nella Juve, ha scelto di restare a Sassuolo. Per De Zerbi ha fatto bene: “Se vuole divertirsi, è stata la scelta giusta. Se puntava sull’ambizione, allora ha sbagliato”. L’allenatore spiega perché l’attaccante del Sassuolo abbia perso, consapevole, il treno più importante della sua vita. Forse non era quello giusto.
Una decisione ponderata per non affogare in possibili rimpianti. Berardi ha scelto il campo, il pallone, inseguendolo come si faceva da piccoli, quando s’incastrava sotto le auto rovinando i piani. “Al termine di ogni allenamento devo cacciarlo dal campo, sembra un bambino al parco”. Sempre De Zerbi.
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La Serie A si gode un talento che s’è fatto attendere: nella stagione 2014/15, all’età di 21 anni, Berardi segnò 15 gol. Il peso delle aspettative ne ha rallentato la crescita, l’arrivo di De Zerbi lo ha risollevato: 14 gol (e 10 assist) lo scorso anno, già 4 reti e 3 suggerimenti vincenti in questa stagione (in cima c’è Mkhitaryan con 4). Nel 2020, Berardi è stato l’unico calciatore italiano ad arrivare in doppia cifra per gol e assist: 10 e 10.
Come lui, in Europa, secondo Opta, solo Messi, Bruno Fernandes e Muller. Campioni ai quali Berardi si ispira. Ma sono stati altri i suoi riferimenti nelle scelte di vita. “L’esempio di Zaza alla Juve ha pesato. Ho contato i minuti in cui aveva giocato e ho tirato il freno”. In una vecchia intervista, Berardi motivò così il suo ‘no’ alla Juve che, in realtà, fu un ‘si’ al Sassuolo, la società dove si sente leggero, vivo, forte. Dove si sente calciatore.
Il suo è un periodo di forma straordinario: oltre alle statistiche elementari, Berardi è quinto in Italia per passaggi chiave, sono 7 come il compagno Djuricic, e ottavo per tiri, 21, di cui 12 in porta. Con Locatelli, che ripulisce le azioni sacrificandosi a tutto campo, Berardi è il faro della manovra offensiva. Si possono legare i fili anche da destra. Con De Zerbi ha trovato un alleato del bel gioco finalizzato allo spettacolo. Non c’è un’azione che non passi dai suoi piedi: in media sono 44 i passaggi a partita, sono più di quelli di Djuricic (36) che nel 4-2-3-1 di De Zerbi è il trequartista. Berardi gode di un rispetto tecnico supportato dai numeri.
Sliding Doors: se Berardi avesse accettato la Juve, ora, dove sarebbe? Forse non così in alto. Non avrebbe avuto le stesse opportunità, avrebbe giocato meno, magari avvertendo il peso della maglia (concetto caro ad Allegri) e responsabilità nuove. Divertirsi, certo, ma per vincere. Nessuno lo avrebbe aspettato. Da solo, avrebbe fatto i conti coi propri limiti, le difficoltà dell’età, le certezze perse. Non solo Zaza, prendete Bernardeschi: arrivò alla Juve da leader tecnico della Fiorentina. In poco tempo, è diventato uno dei tanti. Eppure il talento non sfuma. Ma serve il contesto giusto per metterlo in vetrina.
di Fabio Tarantino
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