Ronaldo vs Ibrahimovic: gol, show e considerazioni sparse sul loro modo di essere, di rapportarsi agli altri e d’incidere in un gruppo
Sono due campioni ma a modo proprio: uno ama brillare per il gusto di farlo, anche a 35 anni, l’altro ha scoperto quanto sia gratificante, prossimo ai 40, essere gigante ma dalla cattedra, insegnando agli altri l’arte del successo. Ronaldo e Ibrahimovic sono due straordinari supereroi del nostro tempo, li rimpiangeremo tra qualche anno, verrebbe da chiedersi, intanto, cosa stiano seminando ora, quali saranno le loro future tracce?
CR7 è devastante, sa di essere bello, forte e sorridente, adora fare tutto da solo, risolvere i problemi, superare ostacoli che sembrano enormi. Prende palla, tira, fa gol. Aspetta il cross, sovrasta tutti, segna. 74 in 96 partite. Poi esulta, si rivolge ai compagni, indica una strada. Come a dire: avete visto? Ne ho fatto un altro. La Juventus lo ha acquistato per questo motivo, certo anche per altro, avrebbe voluto una Champions (in attesa di questa stagione) e sperava in una risposta diversa dal mondo marketing, ma il dubbio è lecito: quanto è cresciuta la Juventus con Cristiano Ronaldo?
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Giudizio sospeso: la squadra, senza di lui, risulta fragile, ne ha pareggiate 4 in campionato, perde sicurezze. Come se gli altri, eclissati dalla stella più luminosa di tutte, faticassero a brillare da soli. La Juve ha una serie di campioni in rosa, ma qualcuno, forse, s’è dimenticato d’esserlo, assecondando il copione mediatico: c’è CR7, proprio lui, il più forte, l’uomo della provvidenza, e poi tutti gli altri. Non è così. La Juventus, gli scudetti, li vinceva già prima, li ha sempre vinti, anche senza il portoghese, esibendo in vetrina il Matri, l’Higuain o il Dybala di turno. Chi è cresciuto, con CR7 al suo fianco, in questi anni?
Zlatan è un dolce presuntuoso, sa di essere il migliore e non ha più bisogno di dimostrarlo. Vive per il gol ma ha scoperto, all’età di 39 anni, quanto sia bello diventare anche un leader, una guida, un riferimento. Il Milan si è aggrappato a lui per crescere. Con lui, sono migliorati tutti. Gli stessi che un anno fa perdevano 5-0 con l’Atalanta. Ibra li ha sostenuti, supportati, motivati. Ha fatto lo psicologo e poi anche la torre, in area, quando ce n’era bisogno, nelle partite più antipatiche. Ma la sua arrogante umiltà è stata preziosa oltre il campo: quando manca, il Milan vince comunque. Tre su tre quest’anno senza Zlatan in campionato. Ha imparato a farlo perché gliel’ha spiegato Ibra. Tra un gol e un altro.
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