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CMIT TV – Antonio Caliendo in ESCLUSIVA: “Pirlo rischia. Inter? Oltre Lukaku, non ci sono fuoriclasse”

Intervenuto alla CMIT TV di Calciomercato.it, Antonio Caliendo, noto procuratore sportivo, ha parlato della Serie A ed ha svelato alcuni grandi retroscena sul passato

Intervenuto ai microfoni della CMIT TV, Antonio Caliendo, famoso procuratore, ha parlato dell’Inter di Antonio Conte: “Sinceramente del mercato dell’Inter non seguo molto, per la semplice ragione che Conte ha le sue idee, i suoi giocatori nel mirino. Con una vittoria cambia subito lo spirito, si ricomincia subito a parlare di scudetto, coppe. Nelle prime cinque o sei partite sembrava il miracolo del tecnico pugliese, poi le cose sono state diverse, di Cenerentole ce ne sono poche. L’Inter ha degli ottimi giocatori ma, tranne Lukaku che fa la differenza come Ibrahimovic nel Milan, penso che non abbia dei fuoriclasse per una società come i nerazzurri. Ha dei grandi interpreti per essere all’altezza di contendersi i primi quattro posti. Non abbiamo di fronte una squadra come la Juventus che ha vinto nove scudetti di seguito. Però io vorrei fare anche un paragone con la Lazio, che per esempio ha vinto con l’affiatamento”.

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Su un possibile colpo dei nerazzurri: “Non c’è più la giocata individuale, ormai il calcio è talmente basato sulla collettività che non si vedono più quelle cose che vedevamo con i Baggio, i Maradona, i Dirceu. Innanzitutto oggi i giocatori devono essere dei grandi atleti, per esempio anche l’attaccante che non difende non serve. Ci sono tanti esempi di giocatori importanti, però se non hanno anche la fase difensiva, ad esempio per gli attaccanti, vengono scartati. Oggi individuare quindi chi andrebbe bene per l’Inter, azzarderei troppo”.

Andrea Pirlo (Getty Images)

Su Pirlo: “Non credo che Pirlo sia stato un azzardo. Diciamo che qualcuno ha fallito nell’ambito della Juventus non dando certi risultati, come alcuni ex giocatori bianconeri che l’hanno poi allenata. Credo che Pirlo abbia la mentalità dell’allenatore, ma è sempre il primo incarico. Per lui è difficile come lo è stato per Ferrara, che poi ha smesso come tecnico. L’ex centrocampista, se non dovesse sfondare con la Juventus, potrebbe andare incontro a questo rischio, avendo iniziato dall’alto”.

Su Dybala: “Per Dybala bisogna valutare esattamente come vede il gioco Pirlo. Mi permetto di dire che noi in Italia siamo troppo schematici. Abbiamo visto una nazionale brasiliana con cinque numeri dieci, tutti fantasisti, punte, centravanti. Qui invece, in Italia, deve esserci l’attaccante puro. Oggi a contare è la collettività, e non dimentichiamo che Pirlo è stato uno dei più grandi registi arretrati del calcio mondiale, quindi non abbiamo a che fare con uno stupido. A volte però si cambia, servono delle qualità differenti, lui ora si sta mettendo alla prova per vedere se diventerà allenatore oppure no”.

Su Ibrahimovic: “A volte non si compra soltanto un giocatore. Mi ricordo una trattativa con Passarella quando lo portai dalla Fiorentina all’Inter. Ebbi a dire all’epoca, quando andammo a firmare il contratto, e il presidente Pellegrini disse che il giocatore era caro. Io gli risposi: “Guardi che lei sta comprando due giocatori, non uno”. Punte che valevano decine di milioni che segnavano dieci reti, Passarella che era un difensore ne fece sedici. Un difensore ed un centravanti, per dire. Con questo voglio dire che a volte un uomo ti cambia completamente la squadra, Ibrahimovic è stato come trovare una guida ed un punto di riferimento per tutta la squadra, questo è il grande valore che ha avuto. Inoltre, c’è un allenatore che è stato criticato moltissimo, ma appena ha avuto il suo mister in campo, il Milan è cambiato. Lo stesso Maldini ha rischiato il licenziamento, ma alla fine basta un uomo”.

Diego Armando Maradona (Getty Images)

Infine, su un rimpianto della sua carriera: “Io mi vorrei rapportare a quella che è l’attualità, cioè Maradona. L’anno precedente dell’arrivo al Napoli, io avviai quella trattativa con Antonio Juliano, che mi dispiace che nessuno lo nomini, eppure è stato lui il protagonista assoluto con la mia collaborazione. Poi i meriti se li son presi tutti. Quando avevo portato Dirceu l’anno prima c’erano 21mila napoletani a Capodichino ad aspettare questo giocatore, però Maradona ha tentennato ad accettare Napoli perché c’era lui, e questo non lo sapevo. Anche se Dirceu mi disse di essere entusiasta di voler giocare con lui, erano due numeri dieci dalla classe assoluta. Il brasiliano non sapeva che Diego non l’aveva voluto in squadra. Maradona, da quando è nato voleva essere l’assoluto, la chioccia di tutti gli altri, quindi si allenava quando voleva, nessuno diceva niente. Lo stesso Dirceu litigò con Luis Vinicio quando andò ad Avellino. Sono quei fuoriclasse che conoscono a perfezione se stessi, ad esempio Maradona non si allenava mai, ma aveva una sua palestra privata. Il mio grande rimpiato è quello di non aver visto giocare insieme Dirceu e Maradona insieme“.

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Giorgio Trobbiani

Giornalista, dalle Marche. Calcio, pallacanestro, tennis e via di seguito: purché ci sia una palla

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