Un’analisi sui motivi dei mancati successi dell’Inter e sui problemi della formazione nerazzurra, nonostante gli investimenti di Suning
Il pareggio contro lo Shakhtar e la conseguente uscita dalla Champions League da parte dell’Inter, ha fatto sorgere dei legittimi dubbi sull’operato di Antonio Conte. L’allenatore nerazzurro nel suo primo anno ha conquistato un secondo posto in campionato, la semifinale di Coppa Italia e la finale di Europa League. Tuttavia, l’Inter è stata eliminata ai gironi di Champions anche l’anno scorso. Un percorso che fa riflettere parecchio.
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Nel momento in cui l’Inter non alza un trofeo dal 2011, la Coppa Italia con Leonardo, è lecito porsi qualche domanda: cosa manca all’Inter per vincere? Dopotutto, Suning ha investito tanto negli ultimi anni e il processo di ricostruzione di Spalletti, con la qualificazione in Champions, non è proseguito con l’accesso agli ottavi con Conte. Un risultato fondamentale per chi vuole affermarsi nell’élite del calcio europeo. L’Inter è chiaramente cambiata con l’ex tecnico della Juve, sono anche arrivati dei calciatori che hanno calcato grandi palcoscenici.
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Forse proprio per la loro eccessiva esperienza, questi calciatori – è il caso di Kolarov, Vidal, Sanchez, Perisic, Young – non hanno la giusta fame per raggiungere la vittoria. Una voglia di vincere che ti viene da dentro, come magari la possono avere gente come Barella, Bastoni, Lukaku. Esatto, anche il belga: nonostante lo status raggiunto, il centravanti, non ha mai alzato un trofeo importante e questo può influire sulla cosiddetta ‘fame’, ma anche sul suo stato mentale durante certe partite. Poi ci sono anche altre questioni da valutare.
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Il fattore ‘C’. Lukaku è stato decisivo in negativo sia nella finale di Europa League contro il Siviglia, sia contro lo Shakhtar. Insomma, con un po’ di fortuna in più il risultato di queste due partite poteva essere diverso. Ma la fortuna bisogna anche cercarla. L’Inter non ha alternative al 3-5-2 e quando Conte vince le partite coi cambi, spesso, è perché sbaglia formazione. In Italia le squadre cercano di giocare un calcio più europeo rispetto ad anni fa. Magari accantonare la difesa a tre (che in fase di non possesso è a cinque) potrebbe essere un’idea, giocando con degli esterni offensivi o il rombo a centrocampo, risolvendo anche il problema Eriksen, che porterebbe anche la qualità che manca alla mediana nerazzurra. Magari a fine stagione l’Inter riuscirà a vincere lo scudetto, ma i problemi andrebbero affrontati ugualmente dopo.
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