La verità di Lippi su Conte contro Pirlo in vista di Inter-Juventus, poi il messaggio a Buffon
In vista del big match di Serie A tra Inter e Juventus, Marcello Lippi ha fatto il punto sui suoi ‘figli’ calcistici Conte e Pirlo: “La verità è che si tratta di due ragazzi di grande, grandissima intelligenza, sempre molto attenti a quello che succedeva intorno a loro, sia in allenamento che in partita – spiega a ‘Tuttosport’ – Conte ha sempre avuto quella maniacale applicazione, anche Pirlo è sempre stato un perfezionista con una visione di gioco superiore alla media”.
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Lippi ha proseguito la sua disamina “Inter-Juve decisiva? Anche se dovesse vincere l’Inter e allungare mancano ancora troppe partite perché possa essere considerata una sentenza. A livello di crescita mentale, tuttavia, vincere o perdere può fare la differenza. L’Inter è più avanti, perché Conte è lì dall’anno scorso. Andrea sta compiendo un cambiamento radicale, sta impostando un atteggiamento nuovo. Sarà una sfida meravigliosa. Forse sono entrambe un po’ troppo dipendenti da un solo uomo: Lukaku da una parte e Ronaldo dall’altra”.
PIRLO ALLA JUVE– “Un azzardo? No. Partiamo da un presupposto: la decisione è stata presa dopo nove scudetti consecutivi e altri trionfi assortiti, quindi se lo può permettere per rinnovare gli stimoli e mettere le basi per un nuovo ciclo. E’ una scommessa, quello sì, ma non è un azzardo, ha una sua logica”.
IL PARAGONE – “Nella gestione dei rapporti con la squadra mi identifico molto in Gattuso. Lui ha un modo di fare che ho sempre avuto anche io. E spesso me lo dice. Gattuso non è mica solo rabbia agonistica, è uno che sa organizzare le sue squadre, le sa gestire”.
BUFFON – “Lo ammetto, che Buffon giocasse ancora a 42 anni non me lo aspettavo. Anche perché lui avrebbe pronta una carriera importante da dirigente, della Juventus o della Federcalcio, con un ruolo di altissimo livello, perché una figura come la sua lo meriterebbe”.
LA CHAMPIONS – “Questo potrebbe anche essere l’anno buono per la Juventus, perché le squadre con allenatori come Pirlo, che nella sua carriera ha sempre frequentato i piani altissimi del calcio e delle sue competizioni, potrebbero paradossalmente avere più problemi a trovare la concentrazione in partite più banali rispetto alle grandi sfide, vedi il 3-0 rifilato al Camp Nou al Barcellona”.
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