Juventus e Roma, Luca Gotti a tutto tondo: parla di Pirlo e Sarri oltre che della propria esperienza ad Udine
Nel corso della stagione ha rischiato in più di un’occasione l’esonero, ma con il tempo Luca Gotti è riuscito a portare l’Udinese in acque sicure e lontano dai posti a rischio in classifica. Oggi i friulani sono 12esimi in classifica e hanno 11 punti di vantaggio sul Cagliari terz’ultimo. E del suo operato, ma anche di alcuni colleghi, Gotti ha parlato in un’intervista concessa a Piero Chiambretti a ‘Tiki Taka’. Per seguire e interagire in DIRETTA sulle ultime di Calciomercato ISCRIVITI al canale YouTube!
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Così il tecnico bianconero si è espresso in merito a Pirlo: “Io probabilmente non avrei accettato perché ho il mio carattere, ma penso che lui abbia fatto bene. Non si può dire di no a una proposta di quel tipo, soprattutto per quanto ha fatto da calciatore in quella società e con questa proprietà”. Sul gioco della Juventus: “Ho visto solo le 4-5 gare che precedevano la nostra sfida. Non ho seguito l’evoluzione del loro campionato, ma mi sembra abbiano modificato il tipo di costruzione e il baricentro della squadra”.
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Vice di Sarri sulla panchina del Chelsea, Gotti ha parlato anche del tecnico toscano. “Maurizio è una persona diretta che ti dice le cose come stanno. Al Chelsea voleva portare il suo secondo che però in quel momento era all’Inter e allora scelse me. Ma mi disse che se fosse tornato in Italia avrebbe scelto il suo viceallenatore, così come poi è successo. Mi sarebbe piaciuto andare alla Juventus al suo fianco, ma ho capito perfettamente la situazione”. E sul futuro di Sarri: “Roma o Napoli? D’istinto mi verrebbe da dire che Roma è una piazza che si sposa molto con le sue caratteristiche. E anche un certo tipo di giocatori che i giallorossi hanno in rosa sarebbero funzionali alle sue idee”.
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Infine sulle differenze tra primo allenatore e vice: “Ci sono dei pro e contro che riguardano sia l’aspetto professionale sia la qualità della vita. Ho fatto per dieci anni il primo allenatore, poi ho intrapreso il percorso del vice. E’ un altro lavoro ed ero arrivato alla consapevolezza che avrei fatto quel tipo di mestiere perché mi piaceva e mi permetteva una vita fuori dal campo assolutamente normale. Tornare a primo allenatore, da una parte ti dà soddisfazioni perché vedi le tue idee realizzarsi sul campo, ma dall’altra la qualità della vita è inferiore”.
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