Lunga intervista di Theo Hernandez al quotidiano spagnolo AS: dalla lotta scudetto al passato al Real Madrid, il francese giura amore al Milan
Dai suoi inizi al suo futuro, che vede ancora tinto di rossonero a lungo: Theo Hernandez si è confessato con una lunga intervista al quotidiano spagnolo AS. Il francese, che attende ancora la chiamata di Deschamps, crede ancora allo scudetto: “Ci proveremo fino alla fine”.
Hai detto che Maldini, a Ibiza, ci ha messo il tempo di un caffè a convincerti. Come ha fatto?
Mi ha chiamato perché voleva vedermi, mi ha sorpreso ed è stata una riunione molto bella. Mi disse che ho talento, che potevo arrivare ad essere un grande giocatore. Abbiamo parlato della mia situazione nel Real Madrid, dei miei anni all’Alaves e alla Real Sociedad. Lo abbiamo fatto come se fossimo due amici.
Paolo, che di terzini sinistri ne capisce, dice che puoi arrivare ad essere uno dei tre migliori al mondo in questa posizione.
Mi fa davvero felice che una leggenda come lui dica questo, ma allo stesso tempo mi mette voglia di continuare a lavorare tanto. È quello che sto facendo, dando tutto per la mia squadra.
Hai dichiarato che ti piacerebbe restare al Milan per sempre.
È che qui sono molto felice. Dal primo momento in cui sono arrivato, sia la squadra che i tifosi e tutto il club, mi hanno accolto alla grande. Quando è così, quando in una squadra stai così bene, semplicemente, non vuoi andartene. Voglio restare ancora a lungo.
Cosa ti ha impressionato della Serie A?
La differenza con la Liga si nota. Qui si gioca meno, è tutto più fisico e tattico, ma mi sono adattato bene.
In 72 partite da rossonero, hai segnato 12 gol, firmato 11 assist e sei migliorato tantissimo nella fase difensiva.
Sì, sono migliorato tanto, ma lo ha reso possibile avere la fiducia di Pioli. Senza, è impossibile dimostrare se vali qualcosa, se hai talento. E devo crescere ancora parecchio.
L’Italia, come paese, ti piace?
Sì, Milano è bellissima. Si mangia bene, si può fare shopping, la gente è gentile… Ci sto benissimo.
Sei uno degli idoli dei tifosi anche per il tuo rendimento al Fantacalcio…
Quando sono arrivato non sapevo cosa fosse, ora l’ho imparato e i miei “allenatori” sono molto, molto pesanti. Mi rimproverano su social, ma dimenticano che sono un terzino, non posso segnare in tutte le partite!
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Dopo qualche mese complesso, a gennaio 2020 è arrivato Ibrahimovic e ha cambiato totalmente il volto del Milan, che è diventato inarrestabile.
Da quando è arrivato ci ha dato un plus, senza dubbio. È vero che la sua presenza un po’ mette soggezione, ma alla fine nel quotidiano ci aiuta tantissimo, è un compagno in più. Qualche volta ci mette sull’attenti, ma serve anche questo.
Che relazione hai con lui?
Buonissima. A volte mi tocca anche qualche ramanzina, ma è normale. Vuole sempre che dia il meglio di me: ci mette in riga, Zlatan è Zlatan. Con lui ci sono scherzi, risate, ma il suo lato da “Dio” impone rispetto e, in fondo, è quello che lo rende speciale.
Ti è piaciuto vederlo cantare a Sanremo?
Sì, ma in realtà non ha cantato benissimo… (ride).
Parlando di scudetto, ora il vantaggio dell’Inter è di sei punti, con una partita in meno. Credete ancora nella rimonta?
Certo, manca ancora tanto. L’Inter si è un po’ allontanata, ma lotteremo fino all’ultima giornata, può ancora perdere o pareggiare. I campionati, spesso, regalano sorprese. Poi, ovviamente, ho l’obiettivo di giocare la Champions con questa maglia. Sarebbe bellissimo anche perché il Milan non la gioca da tanto tempo.
Nella Juve gioca il suo amico Cristiano. Crede che fu un errore, per il Real, lasciarlo andar via?
Cristiano è un calciatore incredibile, ha vinto tutto e non abbassa mai il suo livello di ambizione. L’assenza di un calciatore così si nota sempre, ma i grandi club hanno sempre la capacità di tornare al loro posto.
Lo immagina di nuovo al Bernabeu?
Non ne ho la più pallida idea (ride).
Un altro suo ex compagno che sta facendo benissimo in Italia è Hakimi. Come ha vissuto il vostro faccia a faccia nel derby?
Siamo nemici in campo, ma molto amici fuori. È un grandissimo calciatore, lo conosco bene, e abbiamo caratteristiche simili. Siamo terzini molto offensivi…
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Molti vi considerano come i migliori terzini d’Europa, uno per ogni fascia. Come è possibile che non abbiate avuto spazio nel Real?
Non saprei dirlo, sono decisioni del club e dell’allenatore, ma la cosa migliore, per entrambi, era andarsene. Se un calciatore non gioca, non può dimostrare niente. E ora lo stiamo facendo.
Qual è il tuo miglior ricordo nel Madrid?
Vincere la Champions, senza dubbio. È un’emozione che ti resta.
Con Marcelo hai avuto una relazione speciale.
Mi ha aiutato tanto. Avere consigli e giocare con un terzino come lui è stato un orgoglio. A volte ci sentiamo ancora, su Instagram.
Tutto quello che arriva dal Real, in Italia, funziona alla grande. È successo con Albiol, Callejon, Higuain, ora con te, Hakimi, Borja Mayoral, Brahim…
È difficile dare una spiegazione, la realtà è che nel Real ci sono giocatori fortissimi e molti devono andar via per trovare minuti e fiducia, come ho già detto. Questo fa sì che, con il tempo, poi esplodono.
Nel Milan, con Brahim e Castillejo, ha formato una piccola ‘banda’…
Ci capiamo benissimo in campo e siamo molto scherzosi, ridiamo di tutti, ci piace prenderci in giro… Brahim e Samu sono di Malaga, i malaguenos sono così. E stiamo bene insieme perché sono uguale a loro.
Le piacerebbe che Brahim restasse un altro anno?
Tantissimo. Da quando è arrivato abbiamo un’ottima relazione, è un calciatore e un compagno eccezionale. Sarebbe incredibile se restasse almeno un altro anno.
Torniamo ai tuoi inizi. Chi era il tuo punto di riferimento calcistico, da bambino?
Maldini mi è sempre piaciuto, ma crescendo ho seguito tanto Marcelo per il suo modo di attaccare. Per questo giocare con lui fu così incredibile per me.
Da piccolo, ovviamente, cominciasti a giocare con tuo fratello.
Passavamo le giornate intere col pallone, insieme anche a mio nonno. Mia madre non ci sopportava più… Ma eravamo entrambi molto forti.
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Sei cresciuto nella cantera dell’Atletico. Ti sarebbe piaciuto avere un’opportunità con Simeone?
Quando ero lì, certo. Volevo debuttare e lavorai duro per riuscirci, ma entrare nella dinamica della prima squadra ed avere opportunità non è mai facile. Nel mio caso, andare in prestito all’Alaves mi è servito per crescere.
Fu per questo che decidesti di andare al Real?
La stagione a Vitoria fu spettacolare a livello di collettivo ed individuale, bussò il Real alla mia porta e mi ci tuffai senza pensarci.
Sorprende che, nonostante il tuo ottimo rendimento, non sia ancora arrivata la chiamata di Deschamps.
Non lo so, io la aspetto. Il mio cellulare ha sempre batteria e rete al massimo, nel caso arrivasse (ride). Continuerò a dare tutto ogni giorno per riuscirci, è un mio obiettivo giocare nella Francia al fianco di mio fratello.
Ti piacerebbe, in futuro, giocare insieme a Lucas anche in un club?
Abbiamo giocato qualche partita insieme nel settore giovanile dell’Atletico. Anche se a volte mio fratello è un po’ pesante, sarei felicissimo di tornare a giocare insieme a lui.
Cos’altro sogni per il tuo futuro?
Essere il migliore al mondo nella mia posizione e trionfare nel Milan. È un posto che mi ha reso molto felice.
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