Zlatan Ibrahimovic mai banale, anche dalla nazionale: dopo la vittoria col Kosovo, l’attaccante del Milan ha risposto alle critiche di una leggenda svedese
Zlatan Ibrahimovic non si risparmia mai, né in campo né davanti alle telecamere, né al Milan né in nazionale. In due partite il bomber rossonero ha firmato tre assist decisivi tra cui uno super di tacco. Dopo 5 anni è tornato e subito decisivo con la maglia della Svezia, come nella vittoria di ieri per 3-0 sul Kosovo. Nel postpartita, Ibra ha preso la parola in conferenza stampa rispondendo anche alle critiche di Borja Salming, leggenda dell’hockey svedese che lo aveva ‘rimproverato’ per il suo atteggiamento nei confronti dei compagni e la sua gestualità in campo.
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“Lui pensi al suo che io penso al mio”, ha detto Ibrahimovic. “C’è gente che mi ha attaccato sul fatto che io applauda o meno, su un gesto in più o in meno in campo. Non appena faccio qualcosa in Svezia lo interpretano come negativo, in Italia è completamente diverso. Solo perché gesticoli non significa che sei negativo, è anzi il mio modo di essere positivo. Ho sentito Salming, ma se non conosci la persona non devi aprire bocca e parlare. Anche se si prende un disco in testa non vuol dire che sta facendo la cosa giusta”, completa piccato il fuoriclasse svedese. E Salming, interpellato subito da ‘Aftonbladet’, ha commentato divertito: “Mi merito questa risposta e devo accettarla, è stata divertente e ho riso molto. Se io dico qualcosa è giusto che mi prenda anche la sua replica”.
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Ibrahimovic ha poi parlato anche della sua crescita e dei motivi che lo hanno spinto a tornare in nazionale: “Penso di essere più maturo ora nel mio gioco e nel mio modo di essere. Adesso sono in una posizione completamente diversa. Non ho più niente da dimostrare, non c’è altro da fare nella mia carriera che divertirmi. Voglio dire, ho 39 anni e gioco in nazionale e al Milan. Non molte persone di questa età lo fanno”. L’intenzione di Ibra, però, è mettersi a disposizione dei compagni: “Se posso aiutare Isak a segnare, lo farò. Se posso aiutare Forsberg a fare meglio, lo farò. Finché posso aiutare la squadra, farò quello che devo fare. Da parte mia, non ho obiettivi personali, al contrario, solo collettivi. Sono qui per aiutare la squadra, il mister, e far vedere ai ragazzi a che livello dovremmo essere”.
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