Lisandro Martinez, difensore dell’Ajax, racconta la sfida alla Roma, il suo momento all’Ajax e apre a un futuro in Serie A
Lisandro Martinez rientra perfettamente nello stereotipo del calciatore “nato vecchio”. Ha solo 23 anni, ma parla già da veterano, con un’enorme consapevolezza del suo talento e di quanto ancora possa crescere. Arrivato all’Ajax nel 2019 come sostituto di De Ligt, l’argentino si è adattato senza indugi, imponendosi subito come uno dei nuovi gioielli del club olandese. È finito nel mirino di diversi top-club (si è parlato, per lui, anche di Milan, Roma e Lazio) e il classe ’98 lo sa bene, non nascondendo la sua ambizione. Ai microfoni di Calciomercato.it, racconta la sfida ai giallorossi in Europa League, il suo adattamento al calcio europeo e l’importanza della costruzione dal basso, nella quale lui spicca. Il dibattito italiano su questo modo di giocare, per lui, non ha ragione di esistere. Ovviamente.
Lisandro, innanzitutto come stai?
“Sto bene, grazie a Dio. Mi sento benissimo sia livello personale che professionale”.
Il match d’andata con la Roma non è andato benissimo.
“Un peccato, abbiamo attaccato durante tutta la gara. Nel primo tempo abbiamo perso qualche pallone di troppo e loro ci hanno preso in contropiede, ma abbiamo commesso solo due veri errori e li abbiamo pagati a caro prezzo. Voglio pensare, in ogni caso, al lato positivo della prestazione: la squadra ha attaccato costantemente ed ha creato tante occasioni pulite, non riuscendo però a concretizzare. Il rigore avrebbe cambiato tutto, ma sbagliarlo fa parte del gioco. Bisogna imparare che in queste partite non si possono sprecare occasioni, né commettere errori”.
Che partita ti aspetti per il ritorno?
“La nostra identità è quella, non cambierà. Attaccheremo, abbiamo bisogno di vincere per conquistare la semifinale, e cercheremo di essere solidi in difesa”.
C’è stato un giallorosso, in particolare, ad averti reso la serata più complessa?
“Ne hanno vari che sono molto forti. Dzeko, Pellegrini e Pedro sono giocatori di grande valore, se dai loro spazio sanno come farti male”.
Quest’anno hai giocato anche contro l’Atalanta, cosa ricordi di quella sfida?
“Mi ha impressionato la loro forza difensiva. Si chiudono benissimo, giocano in spazi stretti e poi sono rapidissimi in contropiede, con calciatori veloci e tecnici che hanno grande confidenza col gol”.
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Parliamo un po’ di te. Chi è stato il tuo primo punto di riferimento nel mondo del calcio?
“Seguivo tanto giusto un ex romanista, il ‘gringo’ Heinze. Volevo imitarlo, avere la sua stessa mentalità vincente, essere agguerrito come lui in campo, saper passare bene il pallone… Lo adoravo”.
Giochi da difensore centrale, ma spesso ti abbiamo visto anche da terzino, centrocampista difensivo… Qual è il tuo ruolo preferito?
“Mi piacerebbe identificarmi come giocatore duttile. Posso giocare come centrale, terzino, ma anche a centrocampo. Sono tutte posizioni che conosco e che mi piacciono”.
Nel Defensa y Justicia brillavi per la capacità di costruire dal basso, concetto di gioco che è un marchio di fabbrica per l’Ajax.
“Sì, infatti qui sono migliorato tanto. Credo che con buona predisposizione mentale si possa crescere senza limiti. Ho migliorato il mio passaggio, la mia capacità di scelta e la mia partecipazione al gioco”.
In Italia c’è un grande dibattito su questo tema. C’è chi dice che costruire dal basso sia solo una moda e un gran rischio.
“Innanzitutto bisogna specificare che per giocare così serve avere la mente fredda, la testa calma, e saper attendere fino all’ultimo secondo utile prima di prendere la decisione. Bisogna farlo con fiducia, pensando che quello che servirai sarà un bel passaggio. Il mio obiettivo è che il mio compagno di squadra, quando riceve il pallone, debba avere almeno due secondi di vantaggio sul rivale, per poter pensare e fare un passaggio pulito a sua volta. Non ho alcun dubbio sull’importanza di questo tipo di gioco, è il miglior modo per cercare un gol”.
Spiegaci perché.
“Se superi la linea di pressione rivale puoi lasciar dietro cinque, sei o addirittura sette giocatori, trovandoti di fronte una difesa con solo tre o quattro elementi e creando enorme superiorità numerica. Qualche rischio lo si corre, è chiaro, ma è una costruzione collettiva. Dipende molto da chi dà il primo passaggio, ma anche dai movimenti dei centrocampisti. Quando la pressione rivale è troppo forte e non si riesce a giocare, beh, non bisogna di certo perdere palla o mettere la squadra in difficoltà. Spazzare non è vietato, l’importante è non abusarne, dev’essere l’ultima opzione. L’obiettivo è giocare sempre con la pressione rivale, convertirla in qualcosa di positivo. E, quando è possibile, provare anche a scartare l’attaccante (ride, ndr)”.
Mi pare di capire che ti piaccia molto assumere questo tipo di responsabilità.
“Sì, moltissimo. È una parte del gioco molto bella per me”.
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Sei arrivato all’Ajax per sostituire De Ligt, un compito non semplice.
“Ho sempre pensato a giocare e a nient’altro. Volevo dimostrare il mio valore. Sapevo di sostituire un gran calciatore, ma la sfida mi stimolava”.
Qual è stata la maggiore difficoltà sul campo nei tuoi primi tempi in Europa?
“L’intensità qui è diversa, è più difficile prendere decisioni. Il livello è altissimo, ma grazie a Dio sono riuscito ad adattarmi bene, senza perdere troppo tempo”.
In cosa credi di poter migliorare?
“Credo che ci siano milioni di dettagli migliorabili giorno dopo giorno. Voglio crescere nelle decisioni che prendo in campo e credo che non esistano limiti per chi crede in sé stesso. Sto bene, penso di poter crescere ancora tanto, sono giovane e devo avere quest’obiettivo”.
Immagino che punti alla Nazionale.
“Certo, la desidero con tutta l’anima. Per me, la Selección è la cosa più grande che c’è. Lavoro duro e cerco di far bene nel mio club con la speranza di dare una mano anche lì”.
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Quali squadre europee stai apprezzando in questo periodo?
“City, Bayern e Barcellona hanno un sistema simile al nostro. Anche Borussia Dortmund, Arsenal e Real Madrid giocano bene: mi piacciono le squadre che attaccano senza soste”.
Il tuo nome è stato accostato anche a diverse squadre del calcio italiano. Un giorno, ti piacerebbe giocare in Serie A?
“Cerco di godermi il presente, di continuare ad imparare e lavoro in uno dei più grandi club d’Europa. Detto questo, a qualsiasi calciatore piacerebbe giocare nei campionati più competitivi al mondo. E la Serie A è senza dubbio uno di questi”
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