Dodici top club europei compongono, per ora, la Superlega: tra questi, non ci sono le società tedesche. Il Bayern e il Borussia Dortmund si chiamano fuori
Al banchetto delle big la Germania ha scelto di non sedersi. Non tradirà la passione dei tifosi, stravolgendo il concetto del senso puro di sport, per dividersi un’altra fetta d’introiti. Resta fedele, la Bundesliga, ai principi fondamentali del calcio, una presa di posizione forte e controcorrente rispetto alla corsa dei ‘colleghi’ europei che hanno già aderito alla Superlega. Dodici club già ufficiali: nessuno tedesco.
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Il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund, motivandolo con un comunicato, non faranno parte della neonata competizione europea. Una decisione a sorpresa: Agnelli, ma anche Florentino Perez, presidente del nuovo giocattolo, erano convinti di averli dalla propria parte. In realtà ci sperano ancora. Le società coinvolte dovranno essere venti e al momento sono dodici: ne mancano tre oltre alle cinque da invitare. Non ci sarà neppure il Paris Saint-Germain. Col Bayern, un anno fa, i francesi si giocarono la Champions League. A loro la Champions sta bene.
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Perché la Germania ha detto no alla Superlega
In Bundesliga le società appartengono ai tifosi, sono a loro legati da un punto di vista affettivo ed economico. Il pubblico è anche investitore con stadi sempre pieni e tante iniziative, per questo motivo le società tedesche hanno scelto di declinare l’invito. Il Borussia Dortmund, con un comunicato ufficiale, firmato dal presidente Watzke, ha spiegato che “i membro del consiglio ECA si sono riuniti in una conferenza virtuale e continueranno a spingere per la riforma sulla prossima Champions League”.
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Il legame coi tifosi, il senso dello sport ma anche una oculata gestione finanziaria: a differenza di chi parteciperà alla Superlega, club indebitati fino a 170 milioni (come Juve e Milan), il Bayern Monaco ha resistito alla pandemia e ha chiuso l’ultimo bilancio con un utile al netto delle imposte di 9,8 milioni. Il fatturato del Borussia, invece, è rimasto invariato, ma per sopperire alla crisi, la società ha tagliato una ricca percentuale di stipendio a tutti i calciatori raccogliendo il consenso dell’intera rosa.