L’annuncio della Superlega scuote i campionati nazionali e spiana la strada a un’accesa lotta tra i dodici club fondatori e l’Uefa
La nascita della Superlega ha scosso il calcio europeo, che adesso dovrà fronteggiare una vera e propria scissione tra le dodici società fondatrici della nuova competizione e l’Uefa. Il nuovo format voluto da Florentino Perez e supportato dalle altre undici società che hanno subito preso parte all’iniziativa, prevede il coinvolgimento di venti squadre. Ne mancano otto, allo stato attuale, per poter avviare ad agosto la Superlega.
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Al momento le squadre coinvolte sono sei inglesi, tre italiane e tre spagnole: nello specifico, Chelsea, Arsenal, Tottenham, Liverpool, Manchester United e City, Juve, Inter, Milan, Barcellona, Real e Atletico Madrid. Con il Bayern Monaco che potrebbe accettare nelle prossime ore, non si è espresso in maniera positiva il Borussia Dortmund, né il Paris Saint-Germain. Risulta difficile pensare che il patron della squadra parigina, Al-Khelaifi, possa accettare di compiere questo sgarro al calcio europeo.
D’altronde l’emiro siede nel consiglio dell’Uefa e dirige la beIN Media Group, l’azienda che ha sede in Qatar e trasmette le partite di Champions League e di varie competizioni nazionali. Con i Mondiali che disputeranno in Qatar nel 2022, uno schieramento avversario all’Uefa potrebbe creare non pochi problemi al proprietario del Paris Saint-Germain. I tedeschi, invece, hanno specificato di essere intenzionati a restare nel CdA dell’Eca e lavorare alla riforma della Champions League.
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La competizione andrà a prevedere due gironi da dieci squadre l’una, à l’italiana. Ci saranno gare di andata e di ritorno, con le prime quattro qualificate a una fase a eliminazione diretta. Gli otto club andranno a dar vita, così, ai Quarti di Finale, alle Semifinali e alla Finale, in partita secca, da giocare a maggio, in quattro weekend. Una sorta di coda per i campionati nazionali. A tal proposito, nessuno dei dodici club coinvolti nella Superlega ha intenzione di lasciare le competizioni nazionali, nelle quali l’obiettivo è continuare a competere.
Sul lungo periodo la volontà sarà quella di andare a creare poi anche una Superlega femminile, così da supportare lo sviluppo e il progresso del calcio femminile. Quello che maggiormente interesserà, però, i vari club sarà l’indotto economico che si andrà a creare. Al di là, infatti, del numero di partite minime garantite ai vari club partecipanti, molto più alto di quanto faccia attualmente la Champions League, ci sarà una crescita economica tangibile. Ci saranno dei contributi di solidarietà senza tetto massimo, destinati a crescere in linea con i ricavi della Lega. Contributi che andranno molto più in là rispetto a quanto fatto adesso dalla Champions League, con l’obiettivo di superare i 10 miliardi di euro nel corso del periodo iniziale.
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I club fondatori, in cambio dell’impegno, riceveranno 3,5 miliardi di euro a supporto dei pani di investimento per ammodernare le infrastrutture, che gioveranno della partecipazione alla Superlega. Tra i finanziatori è stato confermato anche JP Morgan, il colosso statunitense che ha deciso di investire 5 miliardi di euro per il lancio della competizione, pronti a rientrare con i diritti televisivi che verranno generati dalla Superlega.
Permane il problema legato alla struttura della Superlega, che nasce con l’intento di andare a potenziare l’indotto economico delle dodici società che l’hanno fondata. Sacrificato il concetto meritocratico, in attesa di conoscere in che modo le cinque squadre a rotazione potranno accedere alla competizione, la spaccatura è davvero inevitabile, a fronte del fatto che si andrà a sacrificare la Champions League in favore della Superlega.
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Potrebbe sparire la qualificazione sul campo e gli stessi campionati nazionali verrebbero degradati a meri tornei spogliati della rincorsa alla qualificazione europea. Gli unici obiettivi salvi sarebbero lo Scudetto e la permanenza nella massima categoria.
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