Capello ha parlato del ruolo degli allenatori e della mentalità in Italia: commento sulla posizione che potrebbe avere Allegri alla Juventus
La situazione panchina alla Juventus rimane in bilico. Il futuro di Pirlo è incerto e dipenderà strettamente dall’arrivo o meno in Champions League. Se dovesse riuscire a piazzarsi tra i primi quattro posti in classifica, il tecnico potrebbe avere ancora speranze di rimanere in quel di Torino. Al contrario, se dovesse mancare l’obiettivo, le probabilità di addio aumenterebbero esponenzialmente. Nel frattempo, la società riflette sui possibili sostituti e il nome di Allegri continua farsi sentire. Fabio Capello ha rilasciato un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ parlando del possibile ruolo del toscano nella ‘Vecchia Signora’ e del ruolo degli allenatori in Italia. Per seguire e interagire in DIRETTA sulle ultime di Calciomercato ISCRIVITI al canale YouTube
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“Allegri come Ferguson alla Juventus? Non mi convince. Il nostro calcio non è culturalmente attrezzato per un modello del genere. Ognuno alla fine cercherà di difendere il suo orticello, ma poi bisognerebbe spiegare bene di che cosa si tratti e se sia compatibile con l’attualità”. Capello aggiunge: “Ferguson, come Wenger, diede un’impronta fortissima al suo club. Era il capo assoluto dello United. Lavorava poco sul campo, dove delegava uno staff che eseguiva alla lettera i suoi ordini. Anche Wenger aveva il controllo totale, sebbene i primi anni soprattutto fosse più presente sul campo. Ma il calcio ora è cambiato: si va verso tecnologia e comunicazione. I tecnici ormai devono per forza confrontarsi con la realtà dei social. Bisogna confrontarsi con mogli, fidanzate, influencer e via dicendo. Fare i conti con il mondo che ogni calciatore si porta dietro”.
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Osservazione, poi, sul futuro del ruolo: “La definizione di rispetto dei tre famosi ruoli, presidente, direttore sportivo e allenatore, mi pare ancora la strada da seguire. Il lavoro sul campo è più profondo e impegnativo di un tempo per un allenatore. Se guardiamo al Manchester City di Guardiola, non possiamo che ricavarne questa impressione: si vede l’opera quotidiana di chi sta sempre sul pezzo. Dopo l’avvento della tecnologia, si sta in modo permanente su tablet e computer. Ci sono algoritmi e statistiche e si viaggia di più rispetto al passato. Come si fa a essere manager in senso ampio?“.
Emanuele Tavano
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