L’Inter ha conquistato matematicamente il suo diciannovesimo scudetto. Analizziamo i tre momenti chiave che hanno portato gli uomini di Antonio Conte al tricolore
L’Inter è campione d’Italia per la diciannovesima volta. E’ il club nerazzurro a spezzare l’egemonia della Juventus e a conquistare il tricolore con ampio distacco dalle dirette avversarie. Una cavalcata straordinaria per gli uomini di Antonio Conte, il condottiero del successo nerazzurro per come è riuscito in due stagioni, non senza difficoltà, a dare una svolta cruciale dal punto di vista dei risultati e dei concetti tecnico-tattici.
Prima della partita contro il Crotone, infatti, Conte aveva sottolineato in conferenza stampa: “E’ importante che questa stagione ci ripaghi del lavoro e del sudore di notti insonni”. Una frase che all’ombra della rassicurante festa tricolore suona quasi come una carezza poetica al percorso solcato insieme ai suoi ragazzi. Una strada che, a dispetto dell’ampio distacco dalle avversarie, non è stata sempre semplice per i nerazzurri. Per seguire e interagire in DIRETTA sulle ultime di Calciomercato ISCRIVITI al canale YOUTUBE.
A inizio stagione, Conte aveva cercato di dare una nuova impronta ai suoi: esterni di centrocampo più alti, come la linea difensiva, e un baricentro orientato al continuo assedio alla difesa avversaria. La scelta, però, fin da subito, non convince alla prova del campo. I gol, come per tutta la stagione, non mancano, ma gli spazi alle spalle del trio difensivo sono ampi a portano la retroguardia a incassare diverse reti.
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Già le prime giornate, con il 2-5 contro il Benevento e il 4-3 contro la Fiorentina, indicano questa direzione. Fino alla nona di Serie A, la difesa va a corrente alterna e ogni tanto sbanda, ma la netta affermazione contro il Sassuolo per 0-3 rappresenta una netta svolta tattica. Conte abbassa gli esterni, facendoli rientrare sulla stessa linea dei centrali in fase difensiva e soprattutto modera il pressing sui portatori di palla, preferendo abbassarsi dietro la linea del pallone con tutti gli effettivi. Una scelta che blinda la difesa e apre gli spazi in contropiede ai nerazzurri che saranno prolifici per tutta la stagione, con Lukaku, Lautaro Martinez e Hakimi sugli scudi.
Un’ulteriore svolta per l’Inter è arrivata dopo gennaio. A dicembre, per voce di Beppe Marotta, Christian Eriksen era praticamente sul calciomercato, poi la svolta. Alla luce delle restrizioni economiche, la società decide di lasciare la rosa inalterata e di tentare di rivalutare anche Eriksen. L’ex Tottenham inizia a vedere la luce in fondo al tunnel dopo mesi molto complicati: il gol contro il Milan su punizione, le prove da regista puro contro Benevento e Fiorentina, il campo che torna a brillare con la sua qualità cristallina.
E settimana dopo settimana, Conte definisce per lui ruolo e caratteristiche unici all’interno della rosa. In fase di impostazione, diventa regista aggiunto al fianco di Brozovic, ma è paradossalmente in fase difensiva che dimostra i massimi miglioramenti. Tiene alla grande la posizione e lotta su ogni pallone, diventando prezioso in fase di non possesso. Quella preferita dall’Inter, dato che per larghi tratti del campionato lo molla agli avversari, per poi offendere in verticale. Una nuova immagine del danese: sontuoso anche da pressato con le sue linee uniche, poi attento alle spalle. E non a caso il pesantissimo gol contro il Crotone è opera sua: il giusto premio per chi ha saputo calarsi al meglio anche nello scacchiere di Conte che tanto sembrava inusuale per le sue caratteristiche.
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Nell’analisi dello scudetto nerazzurro, non si può non menzionare la doppia cocente delusione europea. In estate, la sconfitta in finale di Europa League contro il Siviglia, qualche mese dopo il quarto posto nel girone di ferro in Champions League. Risultati e prestazioni che hanno fatto storcere il naso ai tifosi, ma che allo stesso tempo hanno garantito, col senno di poi, maggiore forza all’Inter sotto il profilo tecnico e mentale.
Gli uomini di Conte sono cresciuti per lucidità nelle scelte e soprattutto nella gestione delle varie fasi della partita. Hanno imparato a difendere di posizione e ad affondare coi tempi giusti. Una doppia botta europea che ha attirato diverse critiche ma che ha garantito un bagaglio importante per il futuro. L’Inter ha saputo rialzarsi e ha accresciuto la sua forza sul campo. Ciò ha influito inevitabilmente nella straordinaria cavalcata nel girone di ritorno che ha portato il diciannovesimo scudetto nella bacheca nerazzurra.
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