Maurizio Sarri torna in panchina dopo l’esperienza alla Juventus: la Lazio è una sfida avvincente, rischiosa ma coerente con le sue idee
Voleva arricchirsi e sperava di farlo vincendo, gli sono riuscite entrambe le cose, ora può tornare ad essere Maurizio Sarri, quello autentico, l’allenatore di provincia che guida qualsiasi rivoluzione che sia necessaria. Di stile, di gerarchie, di sogni.
Era perfetto il vestito che indossava a Napoli, dove lo scudetto mancava (e manca ancora) dal 1990. Sarri ce l’aveva quasi fatta, diranno è stata colpa dell’albergo di Firenze, altri di Orsato, altri ancora della rosa che non ha mai saputo sfruttare in tutta la sua profondità. Ma in quei 91 punti c’è un traguardo – senza gloria – di storia e uno spettacolare triennio culminato con l’addio esigente di trionfi.
Sarri voleva vincere, è riuscito a farlo al Chelsea, con l’Europa League, poi avrebbe meritato almeno uno scudetto, ha scelto la strada più agevole, la Juventus, e così ha fatto doppietta in due anni, aumentando il proprio stipendio dopo anni di esoneri, campionati masticati e ingaggi certo non all’altezza del contributo offerto alle proprie squadre.
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All’età di 62 anni, sette anni dopo il suo esordio in Serie A con l’Empoli, Sarri si sente pronto a ricominciare da dove s’era interrotta la sua magia. Al Chelsea e alla Juventus è stato uno dei tanti, un buon allenatore capace di vincere come molti altri avevano saputo fare in passato.
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Altrove era diventato eterno: lo ricorderanno a Empoli, a Napoli e magari anche alla Lazio, un’altra squadra che vive di qualificazioni Champions, per cui lo scudetto è un sogno (l’ultimo nel 2001). Sarri è stato scelto da Lotito perché non c’erano alternative e lui ha scelto la Lazio per lo stesso motivo. Un matrimonio d’interessi che può rivelarsi vincente.
Dovrà metterci del suo, Sarri, per tornare quello di Napoli. Partirà all’ombra degli altri, dietro i più forti, e avrà l’obiettivo di arrivare tra le prime quattro, ma senza porsi limiti. A Napoli, l’ambizione scudetto l’ha costruita lui. Neppure De Laurentiis si aspettava una crescita simile. Lotito, stavolta, se lo augura.
Ma Sarri dovrà fare un passo indietro rispetto alle proprie idee: non troverà, come a Napoli, nel 2015, una squadra triste, da ricostruire. Arriva in uno spogliatoio di calciatori che col 3-5-2 sono riusciti a esaltarsi. Servirà un compromesso tra la propria filosofia e ciò che la squadra gli sussurrerà. Ci sarà da divertirsi.
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