Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha parlato ai microfoni di AS del futuro del calcio italiano, di Euro2020 e di Superlega
Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha parlato ai microfoni del quotidiano spagnolo AS dello straordinario momento dell’Italia e delle prospettive future del nostro calcio, con la candidatura a Euro2028 all’orizzonte e il caos Superlega che resta d’attualità.
Presidente, l’Europeo più atteso di sempre inizia all’Olimpico. Cosa ha rappresentato questa partita inaugurale per la FIGC e per l’Italia?
“È un segnale di ritorno alla normalità. Nonostante le difficoltà e le limitazioni, abbiamo voluto fortemente mantenere questo impegno, trasformandolo in un messaggio di speranza per tutto il Paese. Siamo orgogliosi di presentarci all’Europa e al mondo con Roma come palcoscenico straordinario”.
Euro2020 sarà l’apripista per il ritorno definitivo del pubblico negli stadi dalla prossima stagione?
“Stiamo lavorando per riaprire gli stadi dalla prima giornata del prossimo campionato. Il calcio senza tifosi perde la sua anima, sono una componente fondamentale di partecipazione e di condivisione: la passione va alimentata giorno dopo giorno, partita dopo partita”.
L’Italia non ospita una grande competizione calcistica dal 1990. Le gare di Roma saranno un “antipasto” per la candidatura a Euro 2028?
“La FIGC si è posta come obiettivo la candidatura ad ospitare un futuro grande evento. Abbiamo le competenze e la voglia di metterci alla prova, studieremo bene tutte le possibilità per non far aspettare all’Italia altri 30 anni”.
L’entusiasmo per il torneo coincide con quello nei confronti di una Nazionale che è cresciuta incredibilmente dopo la catastrofe del 2018. Come valuta il lavoro di Mancini e cosa si aspetta dagli azzurri a Euro2020?
“Il lavoro di Mancini e di tutto il Club Italia rappresenta un fiore all’occhiello per la nostra Federazione e un punto di riferimento per tutto il calcio italiano. Abbiamo riavvicinato i tifosi all’azzurro e con il prolungamento del contratto del CT al 2026 siamo sicuri di poter concorrere presto ad un successo internazionale di grande prestigio che manca da diverso tempo”.
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Un anno fa, a causa della pandemia, temeva conseguenze devastanti per il calcio. Possiamo affermare che il nostro sport preferito è ormai ‘fuori pericolo’?
“Non ancora. Abbiamo impedito il default ma le criticità rimangono, sia nel campo professionistico che in quello dilettantistico e giovanile. Sono molto preoccupato per il calo dei tesserati nella fascia di età Under 18, dobbiamo recuperare questa gravissima perdita perché ci sono 200 mila ragazzi in meno che praticano calcio e che non fanno più sport”.
Di quali misure crede ci sia urgente bisogno per scongiurare definitivamente la crisi economica nel calcio europeo?
“Siamo ancora in emergenza, bisogna lavorare per aumentare le risorse e contenere i costi. Il livello di indebitamento complessivo è preoccupante, in Italia abbiamo recentemente approvato una norma che va proprio in questa direzione”.
Perché crede che ridurre il numero di squadre partecipanti e introdurre i playoff sia la strada giusta per rilanciare i campionati nazionali?
“Sono un sostenitore dei playoff, ma è riduttivo parlare solo di questo cambio di format. La riforma del sistema deve puntare prima di tutto alla sostenibilità e poi a rendere più accattivante il prodotto”.
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I club fondatori della Superlega hanno denunciato un disinteresse crescente da parte dei più giovani nei confronti del calcio. Come porvi rimedio?
“Offrendo ai giovani più occasioni di partecipazione, proponendo loro un’immagine del nostro sport meno patinata e più alla portata di tutti. Dobbiamo creare sempre nuove opportunità per avvicinare i più piccoli al gioco del calcio: i praticanti restano fidelizzati a lungo, se li percepiamo solo come dei consumatori potremmo essere penalizzati dalla concorrenza di altre forme di spettacolo”.
La battaglia legale di Juventus, Real Madrid e Barcellona va avanti. La loro assenza in Serie A, la Liga e Champions League è davvero uno scenario plausibile?
“Io mi auguro che ciò non avvenga, aspettiamo quale sarà la decisione degli organi competenti. Una cosa è certa, per stare insieme ci deve essere il rispetto delle regole che liberamente ci siamo dati sia negli organismi internazionali che in quelli nazionali”.
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