Il passato di Zlatan Ibrahimovic all’Inter ha scritto la storia del club nerazzurro. Spunta, però, un retroscena piuttosto clamoroso sull’arrivo dello svedese a Milano
Zlatan Ibrahimovic rappresenta uno dei calciatori che hanno maggiormente destabilizzato le gerarchie del campionato italiano negli ultimi anni. A suon di gol, assist e magnifiche prestazioni, lo svedese si è imposto come trascinatore assoluto, fin dai primi bagliori con la maglia della Juventus. Poi la retrocessione in Serie B e l’addio al club bianconero, con l’arrivo all’Inter, nel 2006. Un’operazione che fece le fortune dei nerazzurri, dato che Ibrahimovic fu uomo fondamentale negli scudetti conquistati dalla Beneamata.
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Ora Zlatan è una colonna del Milan, ma, a distanza di quindici anni, spunta un retroscena niente male proprio sull’arrivo dello svedese all’Inter. A rivelarlo, è Ernesto Paolillo, storico dirigente nerazzurro. Ai microfoni di ‘TeleLombardia’, ha sottolineato: “Per l’acquisto di Ibrahimovic, non fu fatto nessuno scippo alla Juventus. Fu Cobolli Gigli che mi disse: ‘Se doveste interessarvi Ibra possiamo venirci incontro’. L’affare fu fatto in completo accordo, anzi fu un aiuto dato alla Juventus. Era un momento difficile per loro”. Per seguire e interagire in DIRETTA sulle ultime di Calciomercato ISCRIVITI al canale YOUTUBE.
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Inter, da Ibrahimovic alla gestione di Zhang: parla Paolillo
Paolillo non si è soffermato solo su Ibrahimovic, ma ha parlato anche dei problemi societari in casa nerazzurra. Lo storico dirigente non è stato morbido nei confronti del presidente Steven Zhang: “Sta correndo un grande rischio, temo che venderà prima o poi. Non penso abbia la volontà di tenere l’Inter ancora a lungo e dico ‘temo’ perché poi non si sa chi arriva”. Un elogio è arrivato anche rispetto alla dirigenza della Beneamata: “Avere Marotta e Antonello, che sono due grandi dirigenti, è la fortuna dell’Inter”. Poi un’ultima stoccata alla società: “Però non si può andare avanti solo con i loro colpi di genio: serve capacità di spesa e non ora non c’è“.