Del Piero analizza la sfida tra Italia e Spagna di stasera: elogi per Donnarumma e Insigne, un solo difetto per le due squadre
Lunga intervista di Alessandro Del Piero ai microfoni del quotidiano spagnolo AS. L’ex bianconero analizza la sfida tra Italia e Spagna in programma stasera e il rendimento di vari azzurri (Insigne, Donnarumma, Bonucci, Chiellini) oltre a quello dei nostri avversari, con un messaggio per Alvaro Morata.
Alex, iniziamo con uno sguardo al passato. Era in campo durante la sfida del 2008 tra Spagna e Italia…
E’ un ricordo che il tempo ha reso più dolce, perché mi sono reso conto che abbiamo perso – soltanto ai rigori – contro una squadra che poi ha fatto la storia vincendo due Europei e un Mondiale di seguito dal 2008 al 2012. Lottai con tutte le mie forze per arrivare a quell’Europeo, non era scontato dopo il 2006, e quello fu uno degli stimoli che mi consentirono di diventare capocannoniere la stagione precedente. Probabilmente se avessimo vinto noi ai rigori, saremmo arrivati in fondo. Ma, ripeto, ha vinto una Spagna leggendaria.
Il quinto rigore sarebbe stato il suo, ma non fu necessario.
Sono sempre stato uno specialista, dunque mi è spesso capitato come in quell’occasione che mi venisse chiesto di calciare l’ultimo rigore. Come giustamente ricordi, purtroppo non è stato necessario calciare.
Che partita sarà, invece, quella di stasera?
Le due squadre ci arrivano con grande fiducia, in crescita, e senza essere partite da favorite in questo Europeo. Contrariamente al passato, l’Italia ha messo in mostra un gioco addirittura migliore rispetto a quello della Spagna, comunque in grande crescita. Penso che gli Azzurri non siano favoriti, ma i valori sono molto vicini.
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Si aspettava un’Italia cos¡ perfetta?
No, non me l’aspettavo, soprattutto non pensavo che affrontassimo anche una grande squadra come il Belgio con la stessa personalità e dominio del gioco mostrati nelle prime partite, eccetto quella con l’Austria. E’ una squadra bella, unita, dove ogni giocatore sa quello che deve fare. Non c’è una stella su tutte, i ragazzi sanno che se vogliono vincere, serve il contributo di tutti. E per questo, insieme, moltiplicano le forze dei singoli.
Qual è il maggior punto di forza degli azzurri, e quale può essere invece un loro difetto?
Il punto di forza è il gioco, la consapevolezza di quello che la squadra sa fare e vuole fare, con coraggio e applicazione. Il difetto è, talvolta, qualche limite in fase di conclusione, per concretizzare la superiorità che quasi sempre hanno dimostrato in campo rispetto agli avversari.
Il gol di Insigne al Belgio rappresenta la sua definitiva consacrazione?
A livello di grandi partite, penso di sì. Lorenzo ha già mostrato molto del suo valore, ma la continuità e la presenza in un momento decisivo come dimostrato dal gol contro il Belgio, è davvero il segnale di un grande passo avanti. E’ determinante il suo apporto di qualità e fantasia per questa squadra.
Punterebbe anche stasera sul trio Barella-Jorginho-Verratti?
Credo di sì, ma soprattutto penso che lo farà Mancini che sa poi di avere in panchina delle alternative validissime come Locatelli e Pessina. Le partite, oggi più che mai con sei cambi, non si vincono solo in undici, e da questo punto di vista la varietà del nostro centrocampo è straordinaria. Però credo che in partenza il palleggio e la qualità garantita da Jorginho e Verratti sarà ancora la scelta iniziale di Mancini.
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Chiellini e Bonucci sono ancora insuperabili. Nel loro caso, l’età non conta…
Non solo nel loro caso, ma certamente sono due esempi eccellenti di longevità abbinata all’alto rendimento. Contro il Belgio sono stati perfetti, non solo per la partita che hanno giocato contro Lukaku e gli altri, ma anche per come hanno guidato i compagni, anche dal punto di vista del supporto emotivo ai compagni che non avevano mai giocato, o quasi, partite di quel livello e di quell’importanza.
Quanto peserà l’assenza di Spinazzola?
E’ stato il miglior terzino sinistro dell’Europeo, l’arma in più degli Azzurri. Sono molto dispiaciuto per lui. Sicuramente mancherà ma va detto che proprio in queste circostanze vengono fuori risorse straordinarie, che consentiranno di sopperire all’assenza del compagno, anche se finora ha fatto la differenza più di tutti. Questo gruppo ha una grande forza e lo dimostrerà.
Donnarumma col Belgio ha dimostrato tutto il suo valore. Cosa pensa dell’epilogo della sua avventura milanista?
Ha fatto una scelta, se n’è assunto la responsabilità, in campo non sta pagando alcuna ripercussione. Nella mia carriera io ho fatto scelte diverse, dunque mi è difficile calarmi in questa realtà, però credo vada rispettato. E poi in Azzurro c’è un solo colore, e quello non si può discutere.
Passiamo alla Spagna, e alla lista di Luis Enrique. Nemmeno un madridista, Sergio Ramos a casa: cos’ha pensato quando l’ha letta?
Sinceramente fa impressione. Tuttavia io credo che questa sia anche una situazione di passaggio, anche per il Real. La scelta dei titolari spagnoli della squadra non era molto ampia, Luis Enrique ha voluto dare un segnale di cambiamento, prima o poi credo fosse inevitabile.
Morata è stato massacrato dalle critiche ma, come nella Juventus, il suo rendimento continua ad essere positivo.
Come l’Italia, a volte anche la Spagna ha mostrato qualche limite in fase di realizzazione, ma credo che Morata sia forte della fiducia di Luis Enrique, che gli dimostra di valutare il suo rendimento non solo alla luce dei gol – e comunque ne ha fatti due – ma anche per gli spazi che crea, la capacità di cercare la profondità. Le critiche in Nazionale arrivano spesso, e spesso a fine torneo si trasformano in elogi. In questo caso auguro ovviamente ad Alvaro di fare gol, ma non di passare il turno!
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Pedri ha 18 anni e gioca a centrocampo come un veterano.
Ha dimostrato una dote fondamentale, la personalità, il totale controllo della sua prestazione. Penso che queste caratteristiche le abbia ora e le avrà fra dieci anni: il futuro è suo, e non può che migliorare.
In generale, come le è parso il gioco della Spagna in queste gare?
A me piace la Spagna, soprattutto nel girone credo che abbia raccolto meno di quanto ha prodotto. E’ una squadra che ha anche una buona brillantezza fisica, che ha un palleggio non fine a se stesso, ma sono capaci anche di verticalizzare con efficacia. Ripeto, gli unici limiti mostrati sono secondo me sotto porta, perché anche con la Svizzera sono stati costretti ad arrivare ai rigori, pur avendo complessivamente creato più degli avversari.
Tra i calciatori a disposizione di Luis Enrique, qual è il suo preferito?
Sono tanti talenti, tanti grandi giocatori, ma scelgo ancora il senso del gioco di Busquets.
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Allarghiamo rapidamente il discorso all’Europeo: cosa l’ha colpita del torneo in queste settimane?
Partite molto incerte, a parte poche eccezioni, con valori un po’ appiattiti forse anche da una stagione lunghissima, di fatto senza sosta dopo il rientro in campo alla fine dell’interruzione per Covid. Ho visto un’ottima Italia, completamente rinnovata rispetto al passato, mi ha sorpreso che nessuna squadra del girone di ferro sia arrivata più avanti, e una forte presenza dell’elemento emotivo, del senso del gruppo, sia a livello di squadra, che di staff tecnici. E’ l’Europeo delle squadre, più che dei singoli.
Come si è spiegato l’eliminazione della Francia?
Non si può sempre vincere. Avevano la squadra nettamente più forte, vero, ma non hanno convinto per tutto l’Europeo. Dopo un ciclo straordinario con una finale persa a Euro 2016 e il Mondiale vinto in Russia, credo che ci sia stato un momento di confusione, e anche di difficoltà – penso – nelle dinamiche di gruppo. Credo che però la squadra di Deschamps tornerà a essere la favorita già ai prossimi Mondiali del Qatar.
Per chiudere… Sta studiando da allenatore. Vedremo ‘mister Del Piero’ in azione?
Sto studiando per tenermi aggiornato e per sfruttare un’opportunità di allargare le mie conoscenze, che mi servirà non solo se dovessi fare il mestiere dell’allenatore. Al momento è una possibilità che non escludo, non una decisione.
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