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Euro 2020, le pagelle dell’Italia: Donnarumma epico, Chiellini mostruoso. Mancio, grazie!

L’Italia alza al cielo l’Europeo dopo 53 anni: una cavalcata meravigliosa che ha avuto dei protagonisti principali

Un mese intenso e di grandi emozioni si è appena concluso, la ‘banda Mancini’ sfata il tabù Europeo e lo riporta a casa dopo 53 anni. Una cavalcata meravigliosa, un percorso senza sconfitte, con qualche intoppo ma alla fine il cuore azzurro prevale. Una finale storica e una coppa alzata in casa dell’Inghilterra. E sul trofeo i nomi impressi a fuoco sono tanti, ma alcuni in particolare. Tutti protagonisti, ma qualcuno un po’ di più.

Le pagelle dell’Italia di Euro 2020

Donnarumma 9: nella bufera per l’addio al Milan dimostra di essere almeno tra i tre portieri più forti al mondo. Nei gironi sta a ‘guardare’, poi tra Austria, Belgio, Spagna e Inghilterra sale in cattedra. Personalità e qualità. Un giocatore super, para tre rigori tra semifinale e finale. Quando tutto sembrava complicatissimo dopo l’errore di Jorginho. E invece no. Su questa coppa la firma è sua: nominato ‘Giocatore del Torneo’. Un fuoriclasse vero.

Bonucci 8: probabilmente c’è un Bonucci con e senza Chiellini, ma intanto ci prendiamo un grande Europeo del difensore della Juve. Rivediamo il vecchio Bonucci in impostazione, millimetrico nei lanci, ma anche attento quando gioca da ultimo uomo. Decisivo sui calci piazzati, non perde mai la calma. Gioca una finale super, e non sbaglia un rigore. Leader.

Chiellini 8,5: maestoso. Nonostante l’età e una stagione travagliata, resta il difensore più forte d’Italia. Baluardo, uno dei pochi rimasti grandi interpreti dell’arte dell’anticipo. Un Europeo meraviglioso. Insuperabile, gioca una finale clamorosa. Pazzesco.

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Chiellini e Bonucci © Getty Images

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Acerbi 6,5: chiamato a sostituire Chiellini per tre partite, non gli tremano le gambe. Compito difficile dare il cambio al capitano, ma l’Italia va e lui se la cava egregiamente. Non fa mancare nulla alla sua squadra e incide in maniera forte anche in attacco, con l’assist a Pessina per il 2-0 sull’Austria.

Toloi 6: Mancini lo sceglie per la duttilità, quello di terzino non è proprio il suo ruolo e comunque entra per far sentire il fisico e i centimetri. Si cala bene nella lotta, nel gruppo, nell’Italia nei pochi minuti in campo.

Spinazzola 8,5: fino a quando c’è è il migliore. L’uomo che più di tutti sposta gli equilibri, due premi da ‘uomo partita’, immarcabile a tratti. Passiamo quasi sempre da lui. Poi il destino si accanisce e deve lasciare sul più bello. Con la Spagna è dura, soffriamo la sua assenza. Ma poi esultiamo e Spinazzola ci regala le immagini più belle ed emozionanti di questa avventura.

Emerson Palmieri 6,5: ha altre caratteristiche rispetto a Spinazzola, effettivamente il giocatore della Roma ha proprio un’altra marcia. Lui fa il suo, gioca partite buone, in cui però manca forse la giocata decisiva, il cross preciso, l’assist. Gioca un’ottima finale, e pesa parecchio.

Di Lorenzo 7: fa entrambe le fasi con grande continuità, anche se magari manca un po’ di qualità in quella offensiva. Qualche amnesia la concede, ma resta un ottimo Europeo. Con dei picchi, soprattutto in difesa, altissimi. Importantissimo.

Barella 6,5: non è il solito, quello straripante dell’Inter. In più di un’occasione sembra un po’ sulle gambe, stanco e impreciso. Però il giocatore non si discute, se in partita è fondamentale. Il gol con il Belgio è una perla totale. Alla fine il segno lo lascia.

Jorginho 8: a centrocampo il migliore senza ombra di dubbio. Qualche passaggio (pochissimi) a vuoto, ma se gira lui gira tutta l’Italia. Diventa iceman dal dischetto con la Spagna, in finale un po’ si scioglie ma è anche bravo Pickford. È il leader tecnico di questa squadra. Stagione pazzesca la sua. L’unico ad aver vinto da protagonista Champions ed Europeo (Emerson non ha giocato tanto col Chelsea). Se la somma non fa il Pallone d’Oro…

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Verratti 7: gli ci vuole un po’ di rodaggio, ma poi entra a regime col passare delle partite. Detta anche lui gli equilibri, è fondamentale la sua posizione per decidere i tempi. Gioca sempre con grande lucidità. Veniva da un lungo infortunio, bravissimo a farsi trovare subito pronto. Poi in finale dà il meglio.

Locatelli 6,5: fase a gironi da leone, da protagonista assoluto. Poi con il ritorno di Verratti torna nel dimenticatoio, un po’ a sorpresa. Gioca scampoli, entra quando c’è bisogno e con l’Austria sicuramente cambia il match. Un torneo che non dimenticherà, di cui resta un grande protagonista, vedi la doppietta con la Svizzera.

Pessina 7: e pensare che a questo Europeo non doveva neanche esserci. Invece rientra con l’infortunio di Sensi e alla fine diventa a dir poco decisivo. Gol col Galles da tre punti, raddoppio con l’Austria da attaccante pure. Fa sempre e solo cose utili, si rivela importantissimo. Firma importante su questa coppa.

Cristante 6,5: chiamato a tappare buchi, scavalca addirittura Locatelli nelle gerarchie di Mancini. Non è uno che ha il ritmo nel sangue, ma è bravo a calarsi subito e in poco tempo all’interno delle partite. Utile, molto. Anche in finale, dove fa il suo in maniera importante.

Chiesa 8: vive due Europei in uno. Parte dietro a Berardi, ma entra senza fare storie e ci manda ai quarti con un super giocata contro l’Austria. Mancini lo butta dentro al momento giusto e da lì inizia il suo vero Europeo. Anche con la Spagna ci fa urlare di gioia. Diventa il nostro top player chiamato a risolverla spesso da solo. Il nostro Mbappe. Spesso immarcabile, scatenato. Peccato per l’infortunio in finale, ma esulta lo stesso dopo i rigori. Meraviglioso.

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Immobile 6,5: due gol, non proprio decisivi, nei gironi. Quando si alza un po’ il livello di occasioni per tirare davvero ne ha poche, viene più che altro ‘sfruttato’ per portare via gli avversari e far uscire i difensori. Con il Belgio gioca tutto il tempo spalle alla porta contro due marcantoni. Diciamo che poteva fare molto di più in qualità, non è comunque esente da qualche colpa e da un Europeo non indimenticabile. È un giocatore di sicuro funzionale, con lui l’Italia gira anche grazie ai suoi movimenti senza palla, preziosissimi.

Insigne 7: all’inizio soffre un po’ la pressione, è innegabile. Poi col tempo si scioglie, anche se in qualche partita lascia a desiderare in quanto a incisività. È comunque sempre nel vivo del gioco, un punto di riferimento. Col Belgio tira fuori la magia, gioca una buonissima finale. Nell’Italia è meno protagonista, meno solista, ci si aspetta sempre tantissimo da lui. E lo avverte, lo sente, però non si risparmia mai, fa pure il falso nove. E torna con una coppa meritata, su cui c’è anche il suo nome.

Berardi 6,5: parte lui titolare, il posto se lo guadagna, nulla da dire. Parte bene, mette spesso lo zampino nei gol. Poi tenere fuori questo Chiesa è impresa per pochi, quasi per nessuno. Fa il suo, non gli si può dire niente. Anche con l’Inghilterra si fa trovare prontissimo, va vicino all’eurogol.

Belotti 6: il suo ruolo è molto chiaro, entrare dalla panchina per tenere su la squadra, prendere calci e falli. La voglia, la foga e l’entusiasmo non gli sono mai mancati. Fa un po’ di difficoltà negli spazi stretti, ma le caratteristiche sono più che note. A volte lo fa bene, a volte meno. Sbaglia un rigore nella lotteria della finale, a cui per fortuna ripenserà con serenità visto che poi ci ha pensato Donnarumma.

Bernardeschi 6: anche lui chiamato sempre a fine partita o nei supplementari. Non facile essere concentrato ed entrare subito nel modo giusto. Non fa una piega, si mette a disposizione e tira un rigore di un peso incalcolabile con la Spagna. Non solo, chiamato ad entrare al posto di Chiesa, si sbatte e tiene diversi palloni. E anche in finale dal dischetto non sbaglia.

Mancini 9: in ogni caso grazie. Per un percorso meraviglioso, iniziato da un’Italia distrutta. Identità, entusiasmo, bel gioco, numeri ma anche risultati. Un Europeo che ci ha fatto sognare e poi godere. Fa sentire tutti, anche quelli non convocati, parte integrante è fondamentale di questa Nazionale. Alla fine è questo il gruppo, dopo l’infortunio di Spinazzola la reazione e l’affetto è quasi commovente. Dimostra di non avere preclusioni per niente e nessuno, mischia le carte, rinuncia al centravanti, soffre ma non cede mai. A Wembley in quell’ambiente l’Italia domina la partita e non ha paura, ha pazienza. Si circonda di persone e professionisti fantastici nel suo staff, da De Rossi a Evani e Lombardi, passando ovviamente per Luca Vialli. Nel cuore ci rimarranno i loro abbracci ad ogni gol e le lacrime dopo la vittoria. La prima cosa è: grazie. La seconda è: divertiamoci ancora.

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Mancini © Getty Images

Florenzi 6: gioca praticamente solo una partita (buona), all’esordio con la Turchia, poi si fa male. Rientra in una partita qualsiasi, la finale, e gioca bene gli ultimi minuti di partita prima dei rigori.

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