Il Napoli di Spalletti prende forma: per il tecnico la gioia di lavorare con Koulibaly ed Osimhen, difficoltà con Malcuit e non solo
Si è chiusa la prima parte del ritiro del Napoli, quella in Val di Sole. Ovviamente, non si possono tracciare bilanci definitivi: ma, cogliere prime sensibili indicazioni è operazione possibile. Perché gli allenamenti erano visibili, perché le parole di Spalletti sono state molto chiare in diverse circostanze, perché anche le sensazioni delle prime amichevoli lasciano qualche dato. Giusto partire da coloro i quali sono i punti fermi per l’allenatore di Certaldo, coloro i quali lo hanno esaltato fin dal primo momento. Ed è inevitabile fare due nomi: Il primo è quello di Kalidou Koulibaly, il secondo è quello di Victor Osimhen. Il centrale senegalese è stato definito il calciatore più forte mai allenato: saranno fischiate le orecchie anche a Francesco Totti di fronte a quella che è apparsa, ai più, un’ennesima stilettata. A Spalletti è piaciuto soprattutto l’uomo Kalidou, quello che guida i compagni dentro e fuori il campo, quello per il quale vale la pena farsi incatenare.
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Poi, c’è Osimhen. Spalletti, prima ancora che porre l’accento su quelle che sono le qualità fisiche tecniche del calciatore nigeriano, ha parlato del suo spirito di sacrificio, quello che apprezza in modo enorme, perché è fondamentale nella fase di non possesso e trainante per il lavoro degli altri compagni di squadra.
Un’altra nota importante è arrivata da Diego Demme, che prima di infortunarsi era diventato già il faro del Napoli del tecnico toscano. Il parallelo con David Pizarro, l’indicazione di voltarsi più spesso all’indietro per essere centro nevralgico del gioco, la volontà di affidargli le chiavi della manovra partenopea. L’infortunio rimediato contro la Pro Vercelli andrà a rinviare la consegna di queste chiavi, probabilmente ci sarà solo a partire dal prossimo ottobre. Altra nota positiva e quella legata al giovane Zanoli che resterà in gruppo anche per le prossime amichevoli internazionali per testarne più concretamente il valore.
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Lobotka, invece, rappresenta un ponte tra il sorriso ed il dubbio. Lo slovacco è arrivato in ritiro in grandissima forma, reattivo nei muscoli e nella mente. Nella memoria c’è il primo approccio con Spalletti negli ultimi mesi interisti, quando il tecnico voleva portarlo a Milano per piazzarlo nel cuore della sua mediana. L’anno difficile vissuto alle dipendenze di Rino Gattuso sembra essere un ricordo, ma anche con Spalletti sono arrivati diversi richiami anche nelle prime uscite stagionali. Quell’urlo “State in mezzo” durante l’amichevole con la Pro Vercelli era un modo per spronare Lobotka a non farsi schiacciare o superare dal fraseggio avversario. C’è da trovare la giusta dimensione in campo nella fase di non possesso.
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Kevin Malcuit rappresenta, invece, il volto più scettico di questo ritiro. Lo stesso Spalletti ha spiegato in conferenza stampa che ha perplessità sulla tenuta difensiva del calciatore francese, la valorizzazione di Zanoli nella prima amichevole rappresenta la necessità tattica di avere un giocatore diverso in quel ruolo per l’allenatore ex Inter e Roma. Gli altri punti interrogativi che possono trasformarsi in delusione si capiranno solo dopo le amichevoli contro il Bayern Monaco ed il Wisla Cracovia. Anche perché, con l’arrivo dei nazionali, ci sarà da definire gerarchie e soprattutto esuberi.
Resta, in particolare, da capire la situazione legata a Mario Rui. Non è un mistero che il Napoli sia cercando Emerson Palmieri, il club azzurro è pronto a ascoltare offerte per il terzino portoghese. Le indicazioni provenienti dal Trentino lasciano aperto lo spiraglio alla possibilità di un addio, così come non si possono a scrivere alle delusioni, ma neppure alle possibili sorprese gli altri giovani che hanno partecipato ai giorni di preparazione in quel di Dimaro.
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