Poco meno di ventimila paganti con la Juve: Napoli non è più la piazza calda che il mondo del calcio conosce, in una parabola sempre più discendente
Ci sono dei flash, delle notizie che aprono a riflessioni, a collegamenti, a scenari che portano a deduzioni anche inattese. La passione di Napoli, la calda piazza del Sud che trasuda amore per la maglia azzurra sta scemando, sempre più. A dimostrarlo è Roma-Cska Sofia: trentamila persone, tutto esaurito per una gara di giovedì di una coppa, la Conference League, di cui molti devono ancora apprendere l’esistenza. Basta che giochi la Roma, però: conta solo questo. Così come accade per il Milan e per l’Inter. Napoli-Juventus, invece ha fatto registrare meno di ventimila paganti su ventisettemila posti disponibili. Una pochezza assoluta per una partita che è qualcosa in più di un derby.
Perché accade? Quando si chiacchiera con un tifoso del Napoli si ha la sensazione di trovarsi davanti a ragionieri di varia estrazione che spiegano perché non è arrivato il terzino sinistro o spingono perché venga speso il tesoretto. Oppure, di fronte a psicologici di diversa natura che sostengono come l’atteggiamento di De Laurentiis allontani i tifosi o, al contrario, espongono teorie come quella del ‘grasso al cuore’. Ovvero, troppi anni ad ottimi livelli ma senza vittorie dello scudetto hanno ottenuto l’effetto di cancellare la passione primordiale. Poi, ci sono gli studiosi di relazioni internazionali con esperienza nei servizi segreti. Si tratta di quelli che possono svelare il motivo del pareggio tra Napoli e Verona che ha regalato la Champions alla Juve o sanno perché c’è stato l’ammutinamento durante la gestione Ancelotti.
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Negare che ci sia un problema di disaffezione della piazza dalla squadra è negare l’evidenza. Allo stesso modo negare i fatti è impossibile: da Napoli-Verona, alla politica dei prezzi della società, passando per lunghi periodi di silenzi stampa sono snodi della disaffezione che hanno visto anche le scarse presenze di tifosi nei ritiri estivi.
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De Laurentiis pensa alle mega-super-fantastiche leghe, ai 10 miliardi di introiti, ai calciatori da far giocare forse anche su Plutone, ma sta ignorando quello che sta accadendo nel giardino di casa sua. L’applicazione del regolamento d’uso al ‘Maradona‘ sta portando a multe salate per chi sventola una bandiera. L’asse club-Questura sta portando ad avere un tifo ‘educato’ come lo ha definito il presidente azzurro nel post-gara. Che cosa sia un tifo educato, poi, è da capire: perché lo stadio è tale se trasuda di passione, con i gruppi organizzati che, nell’alveo della assoluta legalità, lo rendono una bolgia infernale. Il resto è claque, è applauso da teatro. Si ha la sensazione netta che manchi una comunicazione all’altezza che faccia sentire il Napoli e Napoli un solo afflato, riconosciuto nel mondo per quello che rappresenta.
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Le responsabilità sono da attribuire, ed assolutamente non in ultima analisi, ad una critica che spacca il capello in quattro su ogni questione di casa Napoli, senza considerare lo straordinario percorso fatto dal club negli ultimi anni.
Quello che sta succedendo a Napoli suoni, però, come un campanello d’allarme importante per tutti: si pensi meno allo stadio virtuale e più a quello reale. Si pensi, come in Premier, ad alimentare l’amore per questo sport: non spartendosi quattro spiccioli in più dalle pay-tv che stanno completando l’assassinio della passione dei tifosi. Il rischio di un ridimensionamento a Napoli ed in tutta Italia è sempre più forte.
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