Vigilia diversa da tutte le altre in casa Roma. Domani, alle ore 18, andrà in scena il primo derby della stagione tra Mourinho e la Lazio di Sarri. Il tecnico portoghese presenta la sfida in conferenza stampa: ecco le sue dichiarazioni. Per avere aggiornamenti in TEMPO REALE sulle ultime di CALCIOMERCATO, ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE TELEGRAM!
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Che atteggiamento vuole dalla Roma? Di derby ne ha giocati 119.
I numeri li sapete solo voi. Anche le 1000 panchine l’ho saputo solo perché ne ha parlato la stampa, i derby sono belli da giocare. Non mi preoccupano perché non bisogna motivare i giocatori, sono belle da giocare e da preparare. Con l’Udinese sì, perché magari pensi se uno possa già stare al derby. Giochiamo per vincere, sappiamo che non possiamo vincere sempre e dall’altro lato c’è una squadra che ha le nostre stesse ambizioni.
Il progetto Roma è la sfida più importante della sua carriera? Una sfida diversa. Quando ho parlato con la proprietà non ho avuto dubbi, sapevamo cosa volevamo fare. Prima ho avuto società con qualche dubbio, qui non ci sono. Non è la sfida più difficile.
Ha un suo slogan per il derby? E’ più da Zeman o Garcia?
No, li rispetto entrambi ma non mi sento vicino a nessuno dei due. Le parole le porta via il vento, perché parlare o dire facciamo questo e quello? L’ora della verità è in campo, non qui. Io sono qui per rispetto vostro e della gente che vi legge, ma le parole sono di circostanza. Domani conta lì dentro, dal 1′.
Pellegrini?
Ce n’è solo uno di Pellegrini. Non ne volevo parlare, ma lo hai detto tu. Non è facile per me parlare di Pellegrini. La partita di domani si è iniziata a giocare dal 90′ della partita con l’Udinese. Un conto è giocare con lui, un conto senza. Possiamo parlare di quello che rappresenta per noi tecnicamente e tatticamente, ma c’è anche l’aspetto della comunicazione, la leadership, la fascia. Però non c’è lui. Vuoi sapere chi gioca, ma non ve lo dico.
Differenza con gli altri derby?
Mi ha colpito come la gente è stata in settimana dopo l’Udinese e anche dopo il ko col Verona. Dopo le vittorie l’empatia può essere artificiale. Non abbiamo giocato bene col Verona, ma con l’Udinese con uno in meno e in un momento di difficoltà si sente l’empatia. I tifosi si meritano tutto da noi, ma anche i giocatori meritano tutto dai tifosi. Stanno dando tutto, rispettando la passione della gente. Quasi al 100% dico che i tifosi sentiranno che la squadra giocherà anche per loro.
Sul famoso Lazio-Inter in cui i tifosi biancocelesti chiesero alla squadra di non vincere.
Sono qui da poco, devo vivere di più e capire di più i dettagli delle cose. Una cosa è sentire, un’altra è essere dentro e capire tutto. La rivalità è una cosa bella, è così quando sei al Real o al Porto. Mi piace molto il derby, è un privilegio giocarne uno in più, per la prima volta, di capire anche cosa vuol dire Lazio-Roma. Oltre al derby io voglio che la mia squadra abbia più ambizione di vincere. Quella partita la ricordo, sentivamo che i tifosi laziali non appoggiavano la loro squadra, ma l’Inter ha vinto 2-0 lì come ne ha vinte tante altre in quella stagione.
Lei ha sempre litigato anche con i colleghi, passava per quello antipatico. Ora sembra cambiato nella comunicazione…
Aspetta a parlare, non ho ancora litigato con nessuno (ride, ndc). Dimmi un motivo che ho avuto per litigare con qualcuno. Non mi è ancora arrivato, l’unica cosa che mi ha dato una sensazione negativa è stata l’espulsione di Pellegrini. Però che faccio, litigo con l’arbitro così poi butta fuori anche a me e non ci sono al derby? Controllo le emozioni e le frustrazioni. Quando l’occasione arriverà vedremo, ma io non devo trovare un modo per litigare. C’è rispetto, poi magari un giovane fa una cac*ta e la prossima volta farà meglio. Non c’è motivo per litigare.
Il suo primo Tottenham nelle prime 7 partite ha schierato solo 13 giocatori. A Roma sta usando la stessa metodologia, come mai? Io non vado a litigare con te, ma la domanda che mi fai sarebbe la stessa domanda che mi faresti se io facessi giocare 20 giocatori diversi, non trovando stabilità. Dopo arriverà il momento di fare turnover. Sono opzioni, la mia è ovvia, sono arrivato e giochiamo in un modo diverso da prima, abbiamo bisogno di stabilità e di fiducia. La gente che non sta giocando è gente giovane, ha bisogno di tempo e non è preparatissima per entrare diretta nella squadra. Ha bisogno di più tempo.
Poi, dopo la conferenza, un pensiero per il giovane Zalewski che ha appena perso il padre: “È un momento difficile per la famiglia Zalewski, in questo momento tutti siamo con lui. Vorrei che ci fosse domani, vediamo domani ma sarà decisione sua se vorrà giocare o no. È un mondo nuovo per lui, senza il suo papà. Lo voglio per domani ma vediamo quello che dice lui. E poi avete dimenticato la domanda chiave, Vina sì o Vina no. Io penso Vina sì”.