Il ko di Bologna suona come un campanello d’allarme: Sarri ha tre grossi problemi da risolvere per il bene della Lazio
Non c’è traccia del Sarrismo e neppure dell’organizzazione che aveva caratterizzato l’esperienza di Empoli di Maurizio Sarri. L’allenatore della Lazio è in grande difficoltà, non inganni il recente successo in Europa League o la vittoria nel derby caratterizzata da episodi che hanno fatto la differenza. La debacle di Bologna, prevedibile dopo le polemiche del tecnico per la scelta di giocare ad ora di pranzo, è un campanello d’allarme.
Per sua fortuna arriva all’inizio della stagione e che quindi potrebbe aiutare Sarri a risolvere, in parte, i tanti problemi emersi al Dall’Ara. Ce ne sono tre che sembrano più preoccupanti degli altri. L’attenuante è il tempo: siamo appena alla settima di campionato.
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Le squadre di Sarri, oltre alla bellezza del gioco, che ha raggiunto la sua massima espressione nel Napoli, si caratterizzavano sempre per un’ottima organizzazione difensiva. Attaccando, comandando il gioco, portando la linea quasi a centrocampo, era difficile per i rivali rendersi pericolosi. Questo alla Lazio non accade. Dodici gol dopo sette partite sono tanti, troppi, per una squadra che punta al vertice.
Quasi due gol a partita vuol dire dover brillare sempre in fase offensiva per vincere. Ma non si possono segnare sempre sei gol (come con lo Spezia) oppure tre (come nel derby). La Lazio deve ritrovare solidità difensiva ma il nervosismo di Acerbi, ingiustificato perché una sconfitta può capitare, è la conferma del fatto che dietro ci sia poca serenità.
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Il secondo problema riguarda la porta. Strakosha, un titolare divenuto improvvisamente riserva (nessuno ha mai capito realmente perché), deve ritrovarsi dopo l’errore in Turchia. Deve farlo quanto prima perché Reina continua ad essere un problema.
Col Bologna è stato responsabile di due errori (grave il secondo sul tiro di Hickey) e, in generale, da anni, alterna grandi parate a leggerezze decisive. Non basta essere leader o regista difensivo, in porta la Lazio ha bisogno di sicurezza e solidità. Ma Strakosha, oggi, turbato da un passato complesso, non sembra in grado di ‘minacciare’ lo spagnolo.
Sarri ha raccolto una squadra che giocava a memoria, di contropiede, col baricentro basso per costruirsi le ripartenze in campo aperto sfruttando la velocità di Lazzari e Immobile e la qualità di Luis Alberto e Milinkovic-Savic. Oggi la Lazio ha una difesa alta, si schiaccia nella metà campo avversaria ma non riesce a far girare palla in velocità. Lazzari, devastante con Inzaghi, è diventato alternativa a Marusic e gli esterni d’attacco, Pedro e Felipe Anderson, tendono spesso a risolverla con la giocata.
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Può andar bene in gara secca, come nel derby, ma alla lunga con squadre chiuse sarà difficile brillare senza giocare a un tocco e muovendosi a tutto campo. Potrebbe risentirne anche Immobile che al momento, con sei gol, non sembra accusare il cambio modulo.
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