Luciano Moggi ha commentato lo scandalo Calciopoli del 2006 svelando alcuni retroscena sulla sua vita privata
Luciano Moggi torna a parlare dello scandalo Calciopoli. L’ex dirigente della Juventus, tra i principali imputati nel processo che partì nel 2006, ha spiegato la sua versione dei fatti: “Se abbiamo vinto sette campionati, che credo sia una cosa importante, evidentemente i giocatori che abbiamo comprato, da Zidane a Nedved e Cannavaro erano quelli giusti – spiega nel documentario di Netflix “The dark side of the sport” – Noi non abbiamo mai chiesto a nessuno di vincere la partita. La vincevamo con le nostre forze. Poi è come se fossi stato in cima a un albero e tutti fossero pronti da sotto a sparare. Quella squadra era il mio capolavoro e in quel momento lì ho pensato a tante cose: è importante che lo dica, anche al suicidio”.
Per seguire e interagire in DIRETTA sulle ultime di Calciomercato ISCRIVITI al canale YouTube
LEGGI ANCHE >>> Moggi svela il mercato Juve | Attaccante scelto, ecco quando arriva
Per avere aggiornamenti in TEMPO REALE sulle ultime di CALCIOMERCATO, ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE TELEGRAM!
Moggi ha proseguito la sua analisi: “I primi dieci giorni sono stati tremendi. Televisioni, radio e giornali ripetevano costantemente ‘scandalo nel calcio’, ma io non mi sono mai approfittato di niente e di nessuno. Essere tacciato da ladro mi ha fatto male. Devo dire che mi sentivo abbastanza abbattuto. Avevo vergogna pure a passeggiare per le strade: era come se mi fosse caduta addosso non una tegola, ma un’intera casa”.
IL ‘SISTEMA’ – “Io parlavo con i designatori, ma parlavo come parlavano tutti, cercavamo di tutelarci. Non è vero che era il sistema Moggi a condizionare il calcio, ma il sistema generale. Anche le altre squadre parlavano con gli arbitri e il designatore, ma questo è stato tolto completamente dalla circolazione da parte dei P.M. ed è venuto fuori solo il piccolo pezzo dei 360°: quello della Juventus”.